Sguardi di donne oggi
Eliana Marcora : Collaboratrice Familiare del Clero – Coordinatrice regionale per l’Associazione della regione Lombardia
È difficile oggi riuscire a svincolarsi da uno stereotipo di donna che si scosti da quelli presentati sulle riviste patinate o sulla maggioranza dei social. Noi donne ci sentiamo offese dalla stoltezza di alcune: personaggi che sono sempre alla ribalta, che svolazzano in continuazione, come farfalle impazzite da un fiore all’ altro senza riuscire ad apprezzarne l’intensità del profumo e la bellezza dei colori. Questa modalità così vacua rischia di farci ignorare la grandezza e la profondità della storia che stiamo vivendo, nascondendoci sguardi.
Ora vorremmo però guardare fuori dalla Chiesa: nell’universo quotidiano che ci circonda, dove tante donne come noi vivono con dedizione e amore l’impegno quotidiano. Non ci importa verificare quanto “vanno in chiesa” o se il seme della fede è posto in loro.
Ripercorrendo la cronaca degli scorsi mesi sono rimaste impresse nei nostri occhi e nei nostri cuori le immagini drammatiche e preziose degli sguardi profondi, ostentatamente scoperti dal burqa, che ci hanno mostrato le donne afghane. Così coraggiose e determinate, così disperate da sciogliere la durezza dei nostri cuori suscitando sentimenti di vera e profonda compassione.
VedendoOserei dire sono stati occasione di riflessione: ci hanno fatto vergognare del nostro benessere, della nostra tranquilla vita ordinaria, della nostra apatica indifferenze ai drammi del mondo. Finalmente abbiamo riscoperto nel cuore un’umanità perduta , una solidarietà che fonda le radici sulla necessità della pace duratura, che non può essere garantita dalle sole armi, ma dalla promozione della cultura, del rispetto delle diversità, della dignità delle donne con un impegno non violento e realistico. Vedendo la disperazione di uomini e donne attaccati ai carrelli degli aerei in partenza da Kabul si somma a quella di madri e padri che lasciano i loro figli tra le mani di soldati e diplomatici stranieri, affidandoli all’ignoto. Ma anche tra le ombre più oscure e l’angoscia più profonda, si possono scorgere le luci della speranza e le ragioni della pace.
In questo contesto le donne afghane hanno cercato e costruito schegge di futuro. Questa ricerca, da sempre ostacolata dai satrapi talebani le ha costrette a velarsi con il burqa. Ma è’ impossibile soffocare la determinazione delle donne afghane che hanno lasciato segni, radici, indelebili nella storia martoriata del popolo. Hanno parlato con le loro scelte., consegnando all’aeroporto di Kabul, i bambini per salvare la vita e il futuro dei loro figli, il futuro dell’Afghanistan. Per le donne afghane – questo vale per tutte le donne al mondo –l’amore per la vita è come un giardino: esse in questi vent’anni hanno visto la vita crescere nelle loro storie personali e collettive.
Nel contesto della affannata e disperata partenza da Kabul dal 27 agosto in poi la stampa ha diffuso le notizie sul decollo, condito di spari, di un nostro C-130. È trapelato solo il grado e il nome di battesimo della pilota «maggiore Anna Maria». “il pilota, un ufficiale donna dell’Aeronautica italiana, è stata rapida oltre che mantenere sangue freddo – si apprende ancora – nell’effettuare una manovra di emergenza che ha messo in sicurezza il C130J in volo, allontanandolo dalla traiettoria dei proiettili, probabilmente di mitragliatrice pesante posizionata all’esterno dello scalo aereo o su un’altura vicina. Ma l’ufficiale italiana è già un’eroina delle nostre forze armate, anche da un punto di vista simbolico.
Fa parte della schiera delle donne capaci, intelligenti e coraggiose che possono realizzarsi in ogni ambito, diventando anche pilote militari, come Anna Maria. La quale, se da adulta è divenuta in grado di far volare a 600 km/h un bestione a 4 turboeliche come il C-130J Hercules, lungo 30 metri e con apertura alare di 40 metri, ha probabilmente coronato un “sogno” che la animava fin dall’infanzia.
Anna Maria Tribuna, una «aviatrice di razza» come si sarebbe detto in altre epoche, già nel 2019 era capitano e si è distinta in missioni in condizioni climatiche difficili come il rifornimento aereo della Base Zucchelli, nella remota Antartide, una “fortezza della scienza” italiana che indaga sui ghiacci polari e sul futuro della Terra.
Nel 2020, poi, con lo scoppio della pandemia Covid-19, Anna Maria è stata in prima linea nel trasporto aereo dei malati più gravi, e anche dei primi carichi di mascherine, specie quando il virus era ancora semi-sconosciuto e la corsa alle terapie intensive poteva fare la differenza fra vita e morte. Non ha ricevuto riconoscimenti particolari. In una dichiarazione ha espresso la soddisfazione di aver svolto un servizio di aiuto concreto alla popolazione e dichiarato di sentirsi già ripagata di tutto.
Ritengo doveroso per noi donne essere fiere degli sguardi femminili che scrutano l’orizzonte con la pazienza e la determinazione di voler andare sempre oltre. Purtroppo, abbiamo il retaggio di pregiudizi culturali sulla discriminazione contro le donne nelle strutture economiche, sociali, politiche.
San Giovanni Paolo II e Papa Francesco hanno invitato tutti gli uomini e tutte le donne di buona volontà a rendere realtà vissuta l’effettiva eguaglianza delle donne. Questo è un genuino “segno dei tempi”.
Numero di Marzo 2022