Seminatori di speranza
La copertina della nostra rivista quest’anno fa esplicito riferimento al tema del Giubileo e, dunque, alla virtù teologale della speranza. In basso a sinistra è stato inserito il logo del Giubileo 2025 che contiene il motto: “Pellegrini di speranza”.
L’immagine scelta è quella del dipinto di Vincent Van Gogh dal titolo “Seminatore al tramonto” (olio su tela, 1888). La scena dell’opera presenta un paesaggio agreste. In esso troviamo un contadino vestito con pantaloni e camicia blu che incede con passo deciso sull’ampia pianura, intento nella semina dei campi: con il braccio sinistro tiene a tracolla un sacchetto di semi e con il destro, compiendo un ampio gesto, sparge il frumento, di cui si nutrono anche i gabbiani e i corvi. La figura del seminatore, che feconda la terra con i suoi semi e genera vita, era in effetti particolarmente amata da Van Gogh. Sull’orizzonte, infine, sta lentamente scomparendo il disco solare, il quale inonda tutta la scena con un giallo infuocato e carico, quasi sfolgorante.
La figura del seminatore fa venire subito alla mente la parabola di Gesù con la sua spiegazione: «“Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare…”». (cf. Mc 4,3-9;13-20). L’intento di Gesù nel narrare la parabola è quella di illustrare il mistero del Regno. Il seminatore che getta il seme con abbondanza senza risparmio, senza calcolare la qualità del terreno, è Gesù stesso che getta con liberalità la sua parola. Ha colto nel segno perciò van Gogh, riempiendo la scena della luce aurea del Padre che accompagna il lavoro del Figlio nel campo del mondo. Non sta all’uomo giudicare chi sia degno o meno, ma è l’accoglienza del seme della Parola a deciderlo. Così l’insegnamento sul mistero del Regno diventa anche un insegnamento sull’identità del vero discepolo e la sua capacità di essere più o meno recettivo, fecondo come il terreno buono e non refrattario all’annuncio evangelico come il seme che non dà frutto per le pessime condizioni del luogo in cui cade.
Al termine del ciclo di catechesi sul tema “Lo Spirito Santo guida il Popolo di Dio incontro a Gesù, nostra speranza”, nell’udienza generale dell’11 dicembre 2024, papa Francesco ha rivolto ai fedeli l’invito ad «irradiare speranza, essere seminatore di speranza». Queste le sue parole: «Lo Spirito Santo è la sorgente sempre zampillante della speranza cristiana. Se la Chiesa è una barca, lo Spirito Santo è la vela che la spinge e la fa avanzare nel mare della storia, oggi come in passato! Speranza non è una parola vuota, o un nostro vago desiderio che le cose vadano per il meglio: la speranza è una certezza, perché è fondata sulla fedeltà di Dio alle sue promesse. E per questo si chiama virtù teologale: perché è infusa da Dio e ha Dio per garante. Non è una virtù passiva, che si limita ad attendere che le cose succedano. È una virtù sommamente attiva che aiuta a farle succedere. Il cristiano non può accontentarsi di avere speranza; deve anche irradiare speranza, essere seminatore di speranza. È il dono più bello che la Chiesa può fare all’umanità intera, soprattutto nei momenti in cui tutto sembra spingere ad ammainare le vele».
Allo stesso tema della speranza dedichiamo, inoltre, le riflessioni mensili della rubrica “Speciale – Formazione permanente”. Grazie al contributo di vari autori, il desiderio che ci spinge è quello di riuscire a declinare il tema nei vari ambiti e situazioni di vita affinché, anche là dove sembra non regni più la fiducia, l’affetto, il bene, la pace… possa rifiorire la fede e la speranza in Cristo Gesù.
Don Pier Giulio Diaco