LA SANTITA’ PROFEZIA PER L’UMANESIMO CRISTIANO
- Le coscienze addormentate.
Quale anestetico è stato usato per addormentare le coscienze?
Forse hanno usato un benessere così esagerato e così precario che il timore di ritrovarsi poveri diventa un’ossessione che addormenta lo spirito critico e fa ammalare di egoismo e di malumore, rende insensibili e indifferenti a tutto il resto. Le coscienze si sono addormentate
Forse hanno usato la confusione delle notizie, dove il vero si confonde con il falso, il particolare e la minuzia ricevono più clamore dell’essenziale e dell’universale e la confusione è diventato uno smarrimento: disperando della verità l’intelligenza s’è rassegnata all’opinione e l’intelligenza ai luoghi comuni. Le coscienze si sono addormentate.
Forse hanno usato la paura, la paura di restare soli se non si ripete quello che dicono tutti, la paura di essere circondati di disprezzo e di insulti se si rende testimonianza alla verità essenziale sull’uomo, sulla donna, sulla vita, sulla morte, su Dio, la paura ha generato una sorta di censura, di reticenza, di adattamento. Le coscienze si sono addormentate.
Forse hanno usato lo scoraggiamento, l’impressione di non contare niente, di non poter fare niente, la percezione che chi decide è sempre altrove, che anche se non sei d’accordo, il tuo dissenso non conta niente e lo scoraggiamento ha convinto ad assestarsi nella rassegnazione. Le coscienze si sono addormentate.
Le coscienze addormentate lasciano tranquilli uomini e donne, qualsiasi cosa capiti, qualsiasi cosa facciano.
Quando la coscienza è vigile non può sopportare che per risolvere un problema tra popoli si parli di guerra: ma se la coscienza si addormenta allora ci si può abituare al pensiero che tutto sommato l’uso delle armi potrebbe sistemare le cose e sfogare l’esasperazione e non trovi tracce nella nostra società civile di una civile ribellione contro le guerre che seminano vittime in tanti paesi. Piuttosto che inquietare le coscienze, meglio non parlarne e lasciarle addormentate.
Quando la coscienza è vigile reagisce con entusiasmo all’appello del bene e avverte ripugnanza per la menzogna, la mistificazione, l’omologazione del pensiero all’accondiscendenza verso i capricci; ma se la coscienza si addormenta, allora a poco a poco le parole si confondono, quello che sembrava orribile diventa plausibile, quello che suscitava sdegno diventa tollerabile, di fronte a quello che sembrava un principio di rovina per l’intera società si dice: se tu la pensi così… Piuttosto che rendersi impopolari è meglio lasciar fare.
- La santità di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II.
La celebrazione della santità di Papa Giovanni e di Papa Giovanni Paolo II è la gratitudine per la grazia che risveglia le coscienze. Non si tratta solo di condividere un entusiasmo popolare per personalità carismatiche: la santità è grazia di Dio per rinnovare la Chiesa e far risplendere la gloria di Dio in mezzo agli uomini.
La santità è un segno che attraversa i tempi dell’evento della Pasqua: il Signore Gesù che irrompe tra i discepoli impauriti per rivolgere la parola della pace.
La canonizzazione è l’esercizio del magistero della Chiesa che, guidata dallo Spirito Santo, continua la sua missione in questo tempo e dice: guardate a questi uomini santi per imitarli, ascoltate le loro parole perché vi aiutino a scegliere il bene e a percorrere la via che porta alla santità, affidatevi alla loro intercessione per attraversare questo tempo con fiducia e con una limpida testimonianza al Vangelo.
La canonizzazione per cui rendiamo grazie è quindi come un grido che risveglia le coscienze, che apre gli occhi per riconoscere la verità e dona forza per vivere nella verità.
Ci parla e ci guida Giovanni XXIII, fa eco alla parola di Gesù (“pace a voi!”Gv 20,19.21.26)) e dice: Pacem in terris, cercate la pace, credete nella pace, costruita sull’ordine voluto da Dio. Non rassegnatevi ai conflitti. Svegliatevi coscienze del mondo! Svegliatevi e contrastate quella specie di rassegnazione che rinuncia a cercare soluzioni pacifiche, a promuovere la riconciliazione tra coloro che sono in conflitto.
Papa Giovanni XXIII non era d’accordo con coloro che ritenevano impossibile la pace. Con l’Enciclica, egli fece sì che questo fondamentale valore – con tutta la sua esigente verità – cominciasse a bussare da entrambe le parti di quel muro e di tutti i muri. A ciascuno l’Enciclica parlò della comune appartenenza alla famiglia umana e accese per tutti una luce sull’aspirazione della gente di ogni parte della terra a vivere in sicurezza, giustizia e speranza per il futuro. (Giovanni Paolo II, Messaggio per la giornata mondiale della pace 2003 “Pacem in terris, impegno permanente, 3).
La pace non è un dato di fatto, non è un equilibrio tra stati armati, la convivenza umana deve essere considerata anzitutto come un fatto spirituale (Pacem in terris, 19). Papa Giovanni XXIII chiama pertanto persone vive, coscienze sveglie, operatori di pace, gente appassionata e coraggiosa, libera e saggia, gente disponibile a credere che la pace sia possibile e che i popoli possono convivere pacificamente, disponibile a crederci fino al sacrificio. Svegliatevi coscienze addormentate per costruire un’epoca nuova di pace.
Ci parla e ci guida Giovanni Paolo II e dice: l’uomo è la via della Chiesa. All’uomo, a quest’uomo il Signore, Redemptor hominis manda la sua Chiesa, perché con l’uomo – ciascun uomo senza eccezione alcuna – Cristo è in qualche modo unito … “Cristo, per tutti morto e risorto dà sempre all’uomo – ad ogni uomo e a tutti gli uomini – luce e forza per rispondere alla suprema sua vocazione”(Gs 10). Torna ostinatamente, secondo Giovanni Paolo II, l’interrogativo che riguarda ciò che è essenziale in sommo grado
se l’uomo, come uomo, nel contesto di questo progresso, diventi veramente migliore, cioè più maturo spiritualmente, più cosciente della dignità della sua umanità, più responsabile, più aperto agli altri, in particolare verso i più bisognosi e più deboli, più disponibile a dare e portare aiuto a tutti. (RH 15);la sola categoria del «progresso economico» diventa una categoria superiore che subordina l’insieme dell’esistenza umana alle sue esigenze parziali, soffoca l’uomo, disgrega le società e finisce per avvilupparsi nelle proprie tensioni e negli stessi suoi eccessi.
È possibile assumere questo dovere: lo testimoniano i fatti certi ed i risultati, che è difficile qui enumerare analiticamente. Una cosa, però, è certa: alla base di questo gigantesco campo bisogna stabilire, accettare ed approfondire il senso della responsabilità morale, che l’uomo deve far suo. Ancora e sempre: l’uomo. (RH 16).
L’uomo, ogni uomo e tutti gli uomini, sono chiamati a portare a compimento la loro vocazione, ad assumersi le proprie responsabilità. Svegliatevi dunque coscienze addormentate, libertà assopite, pensieri intorbiditi, svegliatevi per vivere la vostra vocazione, per rinnovare la fiducia in voi stessi e riconoscere la grandezza dell’opera che Dio vi ha affidato di trovare in Gesù pienezza di vita: “è in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità e voi partecipate della pienezza di lui”(Col 2,9-10). Svegliatevi, coscienze addormentate, e ritrovate la fierezza di quei poveri discepoli perseguitati che di fronte all’ingiunzione a tacere rispondono: “ se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi, piuttosto che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e udito (Ar 4,19-20). Svegliatevi coscienze addormentate per vivere in pienezza la vostra dignità e libertà di figli di Dio!
Celebriamo la gratitudine per la canonizzazione di due uomini santi come una grazie che il Signore fa alla sua Chiesa e a tutta l’umanità, perché si risveglino le coscienze addormentate e pongano mano all’opera affascinante, audace e possibile di edificare la pace, di onorare in ogni uomo la grandezza dell’immagine di Dio.
Mons. Mario DELPINI