Vita consacrata


Eliana Marcora : Collaboratrice Familiare del Clero – Coordinatrice regionale per l’Associazione della regione Lombardia


Suor Maria Enrichetta, Madre Clelia, Madre Marcella, Suor Anna, Madre Rosa, Madre Augusta, Suor Genoveffa, Suor Emma, Suor pungigliona (in quanto dedita alle iniezioni), Madre Raffaella, Madre Pierina, Suor Alvita, …….

Sono un piccolo repertorio degli infiniti nomi di Suore che si affollano nella nostra mente. Per ognuno di essi riaffiora nel cuore un particolare, un segno indelebile che si è impresso nella nostra persona e ci accompagna da allora.

Il ricordo grato, la memoria devota per tutte le Suore che, in circostanze, diverse, abbiamo incontrato nella nostra vita. Di alcune ricordiamo persino i tratti fisici, lo stile ispirato dalla sapienza e coltivato attraverso la preghiera e l’ascolto, le caratteristiche spirituali che coglievamo, i gesti compiuti e ripetuti da loro con amore e che hanno accompagnato e colorato di bene la nostra infanzia.

Certamente ricordiamo l’espressione del loro sguardo benevolo: raccontava una storia, ci faceva sorridere, ci stupiva e meravigliava. La loro sapienza consisteva nel saper ascoltare le domande e le storie degli altri, prima di essere risposta esaustiva ai quesiti e

alle domande. Il loro sguardo penetrante diceva la loro missione; proponeva un messaggio che le persone consacrate sono chiamate a vivere e a diffondere. 

Sono tante le comunità di vita consacrata femminile, composte ora anche da carismi sbocciati in terre lontane, che hanno trovato nelle nostre terre il terreno adatto per produrre molti frutti. Queste suore, provenienti da altre nazioni costituiscono un vero e proprio “laboratorio” di Chiesa dalle genti. Sono diverse e varie le esperienze e gli Ordini religiosi a cui le Suore appartengono. Ci sono le esperienze delle comunità claustrali, che raccontano di vite dedicate alla preghiera e storie di santità. Questi “luoghi”, abitati da persone che sembrano essere estranee al mondo, rischiando di essere valutate come energie sottratte alla carità operosa, necessaria ancor più in un tempo come il nostro, che vede moltiplicarsi le forme e condizioni di povertà. Mentre questi “luoghi” – i monasteri – sono pietre e persone destinate a tenere vivo il respiro di tutta la Chiesa per l’umanità, attraverso il colloquio continuo, orante con il Signore. Diventano anche possibilità di sosta per le persone che cercano refrigerio per il cuore, nel silenzio e nella accoglienza delle suore che sanno custodire dolori e speranze, attese e travagli, per chi cerca conforto.

 Lo Spirito Santo non ci fa mai mancare la testimonianza delle persone consacrate attraverso forme antiche e nuove. Riconosciamo la presenza di Dio nella loro passione educativa per la scuola, nella loro dedizione in parrocchia, negli oratori, nelle Rsa e negli ospedali, nelle povertà vecchie e nuove, santuari, conventi e monasteri, fino alle forme più prossime alla vita quotidiana della gente: sono tante le modalità con cui le persone consacrate abitano i nostri territori per portare a tutti la gioia del Vangelo. 

Questi ricordi mi portano a pensare a Suore che hanno lasciato un segno nella nostra storia.

Penso alla fondatrice e prima badessa dell’abbazia benedettina Mater Ecclesiae, nell’isola di San Giulio, sul lago d’Orta, in provincia di Novara, Madre Anna Maria Cànopi, che ha diretto l’Abbazia per 46 anni, morta nel marzo 2019.  È stata una religiosa, scrittrice e storica italiana. La luce di madre Anna Maria nasceva dal suo cuore innamorato senza misura per il Signore, per le ottantasette sorelle della comunità e per tutti coloro che a lei si rivolgevano, affidandosi alla sua preghiera. Madre Anna Maria aveva uno sguardo profondo che nasceva dalla contemplazione. C’era Luce nei suoi occhi, nel suo sorriso, nel suo pensiero. E quella luce non si è spenta, ma trasformata. 

Penso a una mia amica carissima: Madre Augusta Negri dell’Ordine delle Suore della Riparazione, vissuta in Diocesi di Milano, volata via una domenica mattina, quando già era pronta per andare alla messa in parrocchia. Ha appoggiato il capo sul letto: un Angelo le è venuto accanto e l’ha trasportata in alto, vicino al suo Signore. La vicenda umana di madre Augusta si è snodata con diversi percorsi formativi, con le ragazze nei diversi oratori, educativi con ragazze più problematiche, affidate alla comunità delle Suore per percorsi riabilitativi. Ma il suo grande amore sono stati i poveri, gli ultimi, i suoi amici carcerati. Fino all’ultimo li ha visitati nel carcere di Busto, aiutandoli materialmente in tutte le necessità, facendo da collegamento con le loro famiglie. Correva da loro tutti i giorni, dopo la messa delle sette del mattino, anche quando il suo cuore cominciava a cedere e il motore della sua auto gracchiava…: lei viaggiava come una tartaruga nel traffico…della città. Erano famosi i suoi Kit di sussistenza primaria, il suo biglietto di accoglienza per i carcerati. Non si come riuscisse ad avere sempre biancheria intima e prodotti per l’igiene personale: certo erano frutto della sua incessante opera di persuasione che faceva bussando al cuore di tanti amici, ammirati per la sua operosità. Madre Augusta non tralasciava neppure l’impegno pastorale sociale. Per anni è stata presenza appassionata e coinvolgente nel Consiglio pastorale della Diocesi di Milano dove, lo sapevamo, ci insegnava la sua predilezione per gli ultimi. È noto che in carcere siano esposte le sue foto e i carcerati la preghino. 

Da un’altra parte del mondo, nel marzo dello scorso anno, in Myanmar Suor Ann Nu Thawng una suora cattolica, è scesa in strada nella città di Myitkyina, capitale dello stato Kachin, inginocchiandosi davanti ai poliziotti, in tenuta anti sommossa per implorarli a non sparare sui giovani dimostranti e sulla folla disarmata. Che cosa spinge queste Suore a diventare dei giganti indifesi? Sono raggi della luce di Cristo, segno della presenza di Dio e profezia della Chiesa.

Facciamo l’elogio di queste suore, per lo più sconosciute alle cronache mondane. ma vive nel cuore di Dio. Attraverso loro abbiamo ricevuto parole necessarie, correzioni opportune, grazie. Ci hanno aiutato a riconoscere i segni del Regno di Dio.

Cosa ci dice ancora oggi la Vita consacrata? Dobbiamo accantonare un po’ le vecchie immagini e mettere da parte gli stereotipi che ci sono stati tramandati dalla letteratura e forse anche dai nostri ricordi.

Oggi le religiose che vivono la loro vocazione nel mondo non rifiutano i doni del progresso, anzi se ne fanno portatrici e sono capaci di conciliarli con la preghiera e con la meditazione. È successo anche durante il lockdown: dai conventi, grazie all’uso delle tecnologie informatiche, le claustrali sono diventate strumento di conforto, preghiera per gli altri e con gli altri. Le suore invitavano a vivere il silenzio imposto come un momento nuovo, sul quale costruire il rapporto con gli altri. 

Si possono citare anche suore all’avanguardia, che si impegnano per l’ambiente, le tecnologie informatiche, perché abbiano un impatto positivo nella società per l’educazione dei giovani.  

Suor Norma Pimentel, nata in Texas, dell’Ordine delle Missionarie di Gesù dal 1978.  Ha conseguito un master in teologia. Ha iniziato a lavorare con i rifugiati nel 1980 presso la Casa Oscar Romero, e lì ha sviluppato una passione per il lavoro. È stata inserita nella rivista «Time» fra le cento persone più influenti. Organizza l’aiuto ai migranti che alle frontiere cercano di entrare negli Stati uniti. 

Suor Alessandra Smerilli, della congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, su richiesta della sua superiora ha proseguito gli studi di economia, conseguendo nel 2001  la laurea in economia e commercio con indirizzo in economia politica presso la Facoltà di economia dell’Università degli Studi Roma. Il 24 marzo 2021 Papa Francesco l’ha nominata sottosegretario per il Settore fede e sviluppo del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. E, successivamente l’ha nominata segretaria del Dicastero. Scrive Suor Alessandra:

 “Sono grata al Santo Padre per l’impegnativo incarico che mi ha chiamato ad assumere e prego il Signore affinché mi aiuti a onorare questa chiamata in spirito di obbedienza alla Chiesa; con la umiltà, la passione, la creatività e la capacità di ascolto che essa richiede”.

La vita consacrata è chiamata a svolgere un ruolo prezioso di testimonianza e di stimolo e le religiose che vivono la loro vocazione nel mondo, non rifiutano i doni del progresso anzi se ne fanno portatrici e sono capaci di conciliarli con la preghiera e con la meditazione.

Papa Francesco dice che le consacrate sono chiamate a scoprire i segni della presenza di Dio nella vita quotidiana, a diventare interlocutori sapienti che sanno riconoscere le domande che Dio e l’umanità ci pongono. 

“Carissime sorelle…, che ne sarebbe senza di voi della Chiesa e di quanti vivono nelle periferie dell’umano e operano negli avamposti dell’evangelizzazione? La Chiesa apprezza molto la vostra vita interamente donata. La Chiesa conta sulla vostra preghiera e sulla vostra offerta per portare agli uomini e alle donne del nostro tempo la buona notizia del Vangelo. La Chiesa ha bisogno di voi! “

Numero di Marzo 2022