Come tessere relazioni di misericordia con tutti

 

di Maddalena Satta: Presidente dell’Associazione Collaboratori Familiari del Clero della diocesi di Forlì-Bertinoro

 

Stiamo per iniziare l’anno della Misericordia, fortemente voluto dal nostro papa Francesco.

Incontri formativi, esercizi spirituali, esperti di Sacre Scritture ci aiuteranno ad approfondire la grande misericordia di Dio verso tutti gli uomini e le donne del mondo.

Io e tutti noi, prima di tutto come cristiani e poi per la nostra vocazione di Familiari Collaboratori del Clero, siamo chiamati a condividere la nostra vita con il sacerdote all’interno di una comunità. Proprio per questo dobbiamo impegnarci ad avere relazioni misericordiose con tutti i fratelli che incontriamo.

La nostra missione di Familiari è bella, importante, perché ci pone continuamente in rapporto con fratelli credenti e con fratelli non credenti o non praticanti che, spesso, identificano in noi il pensiero del sacerdote, della Chiesa e della Sua missione.

Che responsabilità!

Chiediamoci:

*    Siamo misericordiosi?

* La Chiesa, i sacerdoti, sono misericordiosi?

*    Siamo caritatevoli?

*    La Chiesa, i sacerdoti, vivono la carità?

*     Ci capita di avere pregiudizi, fare critiche, dire parole fuori luogo?

Questi nostri comportamenti sbagliati non portano certo beneficio ai sacerdoti e alla Chiesa.

Dobbiamo essere quindi perfetti?

Certamente il vangelo ci dice: “Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.

Penso che indicare questa ‘perfezione’ sia un invito ad impegnarci ogni giorno a fare del nostro meglio per vivere la volontà di Dio e lo facciamo con serenità, consapevoli di essere corrotti dal peccato ma desiderosi di manifestare il Volto e l’Amore di Dio.

Se riconosco con sincerità la mia fragilità ed il mio peccato devo chiedermi: “Posso io essere giudice di chi sbaglia nella Chiesa o nella società”? C’è un proverbio che dice: “Si dice il peccato ma non si dice il peccatore”. Dobbiamo essere annunciatori della verità di Gesù senza giudicare, perché solo Dio conosce il cuore e la vita di ogni sua creatura. Gesù ci comanda di non giudicare mai il fratello ma di amarlo come Lui lo ama.

Gesù, nostro unico e vero Maestro, ha sempre avuto gesti di accoglienza e parole di perdono verso tutti i peccatori che incontrava: verso Zaccheo, verso la donna adultera, verso la samaritana…

Anche a noi viene chiesto questo, perché quando una persona si sente accettata per quello che è, nei suoi pregi e difetti, si sente amata e può sentire il desiderio di ricominciare una vita nuova.

Mi chiedo: “Se in casa, in famiglia, nella Chiesa non sono capito ed accettato, cosa posso aspettarmi dagli altri”? La società ed i mass media sono sempre pronti a ‘divorarmi’ al minimo sbaglio, sono sempre in attesa di nuove notizie per fare scalpore. Come noi desideriamo ricevere compassione e tenerezza dai fratelli così, a nostra volta, dobbiamo avere lo stesso sguardo pieno di misericordia e di amore nei loro confronti. In noi Familiari del Clero grande deve essere la prudenza nel parlare e nel giudicare le varie situazioni. Nella famiglia parrocchiale in cui viviamo ci sono sempre tentazioni e motivi per giudicare il sacerdote ed i fratelli della comunità: vigiliamo per non cadere in questa tentazione che viene dal diavolo.

Papa Francesco ci ha donato queste parole parlando alle famiglie:

“…E’ in casa che impariamo la fraternità, impariamo la solidarietà, impariamo il non essere prepotenti.

E’ in casa che impariamo ad accogliere ed apprezzare la vita come una benedizione e che ciascuno ha bisogno degli altri per andare avanti. E’ in casa che sperimentiamo il perdono e siamo invitati continuamente a perdonare, a lasciarci trasformare. E’ interessante: in casa non c’è posto per le ‘maschere’, siamo quello che siamo e, in un modo o nell’altro, siamo invitati a cercare il meglio per gli altri…”. (dal discorso alle famiglie a Santiago)

Concludendo questa mia personale riflessione su ciò che dovrei e vorrei essere, anche se spesso non riesco a viverlo, prego e auguro a tutti di vivere nelle nostre case parrocchiali con cuore aperto all’accoglienza ed alla misericordia.

La Mamma del cielo ci aiuti in questo nostro cammino.