SALVATI DAL VOLGERE LO SGUARDO

 

  1. C’è uno sguardo…

Dove guardi? Questa è la domanda. Forse per capire chi sei, forse per capire dove stai andando, che cosa veramente ti sta a cuore, per che cosa vivi, si deve porre la domanda: dove guardi?

Al di là delle dichiarazioni verbali, al di là delle forme esibite, al di là delle etichette che ti sono state imposte, la tua verità è forse nella risposta alla domanda: Dove guardi?

C’è uno sguardo rivolto qua e là, lo sguardo distratto, instabile, attratto da tutto ma superficiale, non interessato a niente; lo sguardo impressionato dall’apparenza, dalla novità, rimane all’esterno di tutto, come il turista che visita una città di fretta, per vedere tutto senza capire niente; lo sguardo che si rivolge alle persone più per curiosità che per interesse, per alimentare le chiacchiere non certo per stabilire delle relazioni, raccoglie argomenti per il pettegolezzo, si difende dal farsi carico di ciò che vede e dall’assumere responsabilità.

C’è lo sguardo rivolto dall’altra parte, lo sguardo di chi non vuole fastidi, teme gli imprevisti, scappa dai problemi, come quel tale che vede un poveraccio malconcio sulla strada, e passa oltre dall’altra parte; lo sguardo intimidito dalla complessità, spaventato dalle possibili conseguenze, perciò si volge altrove, per timore di essere coinvolto, persuaso di non essere all’altezza, di non avere tempo, di non poter sopportare il fastidio, sfiduciato che serva a qualche cosa guardare in faccia la situazione o la persona o il problema.

C’è lo sguardo ripiegato su se stesso, lo sguardo di chi si mette davanti allo specchio e si contempla, talora per compiacersi di sé, pensando: “come sono bello, come sono bravo, come sono importante”, talora per deprimersi: “come sono brutto, come sono vecchio, come sono inutile, come sono abbandonato”.

C’è lo sguardo dipendente, sospeso, smanioso nell’attesa, quello che si rivolge alla porta in attesa che entri qualcuno, che guarda mille volte l’orologio impaziente nell’attesa di un incontro, che venga la persona amata, che venga il nipote atteso, che venga il figlio, la figlia che vengono così di rado, che non si ricordano mai di me, che non sanno quanto c’è bisogno di lui, di lei, per confortare questa solitudine…

 

  1. Chiunque lo guarderà, resterà in vita (Nm 21,8)

Lo sguardo curioso, lo sguardo rivolto qua e là, lo sguardo ripiegato su se stesso, lo sguardo sospeso sono sguardi un po’ malati, un po’ infelici, un po’ spaventati. Potranno guarire? Potremo essere aiutati a guardare nella direzione giusta?

Siamo salvati dalla guarigione dello sguardo e attraverso lo sguardo rivolto all’uomo dei dolori.  Si può rinnovare per grazia la promessa fatta a Mosè: “fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita”(Nm 21,8) e applicata da Gesù al suo morire in croce: “e come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”(Gv 3,14-15).

Invochiamo lo sguardo guarito, lo sguardo di fede.

Lo sguardo di fede è uno sguardo che orienta tutta la vita verso una speranza: risponde a una promessa affidabile, unifica la vita, il sentire, il pensare, il desiderare, in un affidamento, nella persuasione che dall’uomo dei dolori viene a noi la consolazione e la rivelazione dell’amore che salva.

Lo sguardo di fede è lo sguardo del cuore puro che sa riconoscere la presenza di Dio: beati i puri di cuore perché vedranno Dio (Mt 5,8). Nel crocifisso si rivela Dio e sconfigge gli strani e inestirpabili pregiudizi che si immaginano un Dio che giudica, che condanna, che fa paura, che ha progetti incomprensibili. Guarda! Riconosci il tuo Dio: Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna …non per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui (Gv 3,16-17).

Lo sguardo di fede è uno sguardo commosso, di fronte al soffrire del Figlio di Dio che ha condiviso la storia e il soffrire dei figli degli uomini, il credente si sente trafiggere il cuore (All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: “che cosa dobbiamo fare, fratelli?”. E Pietro disse loro: “Convertitevi…cfr At 2,37). Chi guarda al soffrire di Gesù si affaccia sull’abisso dell’amore e del peccato, sul mistero del male: che cos’è mai l’uomo perché possa essere così crudele? Che cosa è mai l’uomo che possa amare fino alla fine, fino a questo estremo? Si apre la via del pentimento, della conversione, della riconciliazione…

Lo sguardo  di fede è lo sguardo che incrocia lo sguardo di Gesù e in questo incontro trova salvezza. Gesù non è prigioniero della morte: è vivo e mi rivolge il suo sguardo, mi rivela il suo amore, mi invita alla sua amicizia, mi persuade che ha stima di me, che sono prezioso per lui.

Dove guardi? Invochiamo la grazia che il nostro sguardo sia guarito, che si rivolga al Signore per riconoscere che Dio si è rivelato nell’amore che salva, per disporsi al pentimento e alla conversione, per imparare a guardare ogni cosa nella luce dell’amore di Gesù.

 

Mons. Mario DELPINI