I FAMILIARI DEL CLERO E LA VITA COME VOCAZIONE

La parola vocazione sembrerebbe, a prima vista, riguardare soprattutto coloro che sono chiamati ad una forma particolare di vita, quella religiosa o sacerdotale. La vocazione invece riguarda ogni uomo e ogni donna. Interessante in proposito rileggere il capitolo V° della Lumen Gentium sulla “Vocazione universale alla santità nella Chiesa” (39-42) laddove si ricorda come tutti i cristiani, in quanto battezzati, hanno uguale dignità davanti al Signore e sono accomunati dalla stessa vocazione, che è quella alla santità.

Davvero un capovolgimento di prospettiva, come anche don Matteo nel suo contributo ci ha proposto! Abituati, da sempre, a pensare la santità come a qualcosa di astratto dalla nostra vita e quindi irraggiungibile e solo per pochi eletti, o al contrario qualcosa da fare con tutte le nostre forze per ottenere l’accesso al Paradiso e…irraggiungibile pure, arranchiamo tra sensi di colpa e maldestri tentativi di assomigliare a qualche modello, che però ci lasciano insoddisfatti e depressi.

Scoprire invece che la santità passa per i sentieri domestici di un’infinità di momenti, di fatti, di persone attraverso cui il Signore si rivela a noi, ci aiuta a comprendere la sua volontà, il suo disegno, la nostra personale vocazione, spalanca orizzonti infiniti!! Perché la santità non è qualcosa che ci procuriamo noi, che otteniamo noi con le nostre qualità e le nostre capacità: la santità è un dono, è il dono che ci fa il Signore Gesù, quando ci prende con sé e ci riveste di se stesso, ci rende come Lui.

La ragione più alta della dignità dell’uomo – leggiamo ancora in un Documento conciliare, la “Gaudium et Spes” – consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l’uomo è invitato al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché, creato per amore da Dio, da lui sempre per amore è conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e se non si affida al suo Creatore” (n. 19).

Ecco che, allora, aprirci a questo dialogo con Dio è dunque la strada fondamentale per comprendere che la santità è la vocazione a cui Lui ci invita, un dono che offre a tutti, nessuno escluso. Egli ha un disegno preciso per ciascuno di noi e davvero opera nella nostra vita e ci trasforma, ci coinvolge realmente nella sua vita e si coinvolge realmente nella nostra, cosi che anche noi possiamo dire, come S. Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!” E quindi santità e vocazione vanno a braccetto, nessuna delle due può esistere senza l’altra perché l’un l’altra si aiutano e si potenziano.

Cosa dice lo Statuto dell’Associazione in proposito?

Lo Statuto negli articoli 2 e 3 precisa alcune caratteristiche della nostra identità vocazionale:

Siamo “i genitori e i parenti prossimi dei presbiteri; i collaboratori e collaboratrici che, rispondendo ad una particolare chiamata, si dedicano al servizio diretto dei presbiteri in un rapporto personale di familiarità, li assistono nella dimensione domestica della loro vita e nell’espletamento di funzioni specifiche della loro missione, partecipando in tal modo al loro ministero nella comunità cristiana”. (art. 2)

E motivandone gli scopi precisa come l’Associazione può : “aiutare i Collaboratori Familiari dei presbiteri a comprendere sempre meglio, nella luce della fede, l’identità della propria missione; a vivere la quotidianità (lavoro, preghiera, sofferenza) come prezioso servizio al Signore e alla sua Chiesa; a impegnarsi a crescere nell’equilibrio umano, nella rettitudine morale e nella spiritualità che tale servizio richiede”. (art. 3)

E’ nelle occupazioni di ogni giorno che siamo chiamati a diventare santi, e ciascuno nelle condizioni e nello stato di vita in cui si trova. Ci ha “messi” in una Canonica..? Ci ha fatto dono di un figlio sacerdote? Lì dove siamo Dio ci dà la grazia di diventare santi, possiamo diventare santi. Papa Francesco in un’Udienza Generale ricordava che: “Quando il Signore ci invita a diventare santi, non ci chiama a qualcosa di pesante e di triste, tutt’altro! È l’invito a condividere la sua gioia, a vivere e a offrire con gioia ogni momento della nostra vita, facendolo diventare allo stesso tempo un dono d’amore per le persone che ci stanno accanto. Se comprendiamo questo, tutto cambia e acquista un significato nuovo, un significato bello, a cominciare dalle piccole cose di ogni giorno”. (19/11/2014)

E quante sono le piccole cose di ogni giorno!! E talvolta ci appaiono talmente insignificanti e di routine che non ne vediamo tutta la bellezza; tutta la grandezza e tutto il bene che in esse è racchiuso.

Suonano alla porta e per l’ennesima volta facciamo le scale? Quel rispondere con gentilezza e col sorriso è un passo verso la santità. Siamo al mercato (o in parrocchia) e troviamo qualcuno che comincia a fare qualche chiacchiera “a vanvera” su qualcuno? Non assecondare con altri pettegolezzi ma cercare di chiudere il discorso, aggiungendo magari qualche parola buona, è un passo verso la santità. Siamo in ritardo su ciò che dovevamo fare (e anche nervosi per non esserci riusciti) e arriva qualcuno che ha bisogno di parlare, di essere ascoltato? Se lo ascoltiamo con pazienza, senza aggredirlo con la nostra fretta, anche questo è un passo verso la santità. Finisce la giornata, siamo stanchi, ma ritagliamo ugualmente un po’ di tempo per la preghiera: quello è un altro passo verso la santità! E santità è non essere troppo invadenti…non avere sempre la faccia imbronciata e triste…non far pesare i nostri problemi… Sono solo pochi esempi, ma ci aiutano a capire che non è importante imporci di fare determinate cose secondo i nostri progetti e le nostre capacità, bensì permettere alla grazia di Dio di agire e produrre in noi — con la nostra cooperazione — tutte quelle «opere buone che il Signore ha predisposto perché noi le praticassimo» (Ef 2,10). Basterà accettare di “danzare” la vita con Dio, lasciando che sia Lui a guidare la danza!

Spesso ci agitiamo, ci inquietiamo nel tentativo di voler risolvere tutto da soli, mentre sarebbe molto più efficace restare calmi, sotto lo sguardo di Dio, lasciandolo agire ed operare in noi con la sua sapienza e la sua potenza, infinitamente superiori alle nostre. «Poiché così dice il Signore Dio, il Santo d’Israele: Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza». (Is 30,15).

E spesso ci vuole tanta pazienza per questo…, ma anche questo è un passo verso la santità!

 

Claudia Scilla