La fede per vivere

 

  1. Posso fare a meno.

E’ bello trovarsi per la messa della domenica, è bello partecipare alle celebrazioni solenni nella nostra bella chiesa: è una giornata diversa quella che viene santificata dalla messa della comunità. Ma posso farne anche a meno.

Sì, vado a messa, me l’hanno insegnato i miei vecchi. Per loro era inconcepibile una domenica senza la messa e io quello che mi hanno insegnato continuo a farlo. Però posso farne anche a meno.

Per me la messa è noiosa, sempre le stesse cose, sempre la stessa gente. So che è un dovere per il cristiano, ma io qualche volta non ne ho proprio voglia. Posso farne a meno.

Sì, capisco che sarebbe importante mettere in pratica la legge di Dio e comportarsi secondo i suoi comandamenti. Se tutti vivessero come Dio comanda, il mondo sarebbe diverse. Però è difficile, è impegnativo. Si fa anche la figura di essere fuori dal mondo. Perciò posso anche farne a meno.

Una preghiera, un segno di croce di solito lo faccio quando comincio la giornata: è una abitudine che ho fin da bambino. Però ci sono delle mattine che vanno tutte storte: mi sveglio in ritardo, la giornata si annuncia impegnativa, piove che Dio la manda, c’è lo sciopero dei treni. Mi dimentico anche del segno di croce. Posso farne a meno.

C’è persino questo modo stupefacente di vivere: si può credere di poter fare a meno di Dio. Sembra che ci siano persone che addirittura riescono a vivere senza pregare. Forse molti lo ritengono incredibile, ma ci sono anche battezzati che non partecipano alla Messa domenicale: non perché sono malati, non perché se scoprono che vai in chiesa ti mettono in prigione o ti licenziano, non perché per la chiesa è irraggiungibile. Non partecipano, perché ne possono fare a meno e vivere tranquilli.

 

  1. L’anestesia.

Come è possibile credere di vivere facendo a meno della vita? Che cosa è successo all’uomo del nostro tempo tanto che può fare a meno di Dio e del rapporto con Dio che si vive nella celebrazione dei santi misteri e nella preghiera? È come se la terra assetata dicesse: “io posso fare a meno dell’acqua!”.

Si deve pensare che gli uomini facciano uso di anestetici per non sentire il dolore dell’assenza di Dio, per non sentire il tormento della sete. Gli uomini si sono abituati agli antidolorifici: “Non mi interessa capire il mio male, non mi interessa guarire il male che mi conduce alla morte. Basta non soffrire!”

 

  1. “Vieni presto, Signore! Vieni subito!”.

Ma il papà che vede il suo bambino morire non cerca un anestetico, ma una parola di salvezza. Perciò corre incontro a Gesù e lo prega. È questione di vita o di morte!

La comunità dei credenti rinnova l’invocazione della fede: vieni presto, Signore, vieni subito, prima che la morte vinca!

Ecco perché esiste la comunità cristiana: per professare la fede in Gesù, unico salvatore che vince la morte, per vivere nella fede, come il padre del bambino guarito che “credette lui con tutta la sua famiglia”.

La nostra comunità riconosce che “è questione di vita o di morte”: il rapporto con il Signore, la fede nella sua parola non è una buona azione di cui posso fare anche a meno, non è un merito che si può aggiungere a una vita che può andare avanti anche senza. Si tratta di decidere se ci sia una speranza o se dobbiamo rassegnarci alla disperazione, se siamo nati per vivere o per morire.

Quelli che decidono che siamo nati per morire, cercano anestetici per distrarsi e per dimenticare il proprio destino. Quelli che confidano di essere nati per vivere e per essere felici cercano la fonte della vita, come la terra assetata invoca la pioggia, come la sentinella stremata dalla veglia invoca l’alba.

Quelli che pensano di essere nati per morire, vivono rinchiusi nella loro disperazione o vivono dispersi nel loro divertimento. Quelli che confidano di essere nati per vivere imparano a pregare perché riconoscono che è Dio “che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono” (Rm 4,17). Ecco: i credenti pregano, vivono di preghiera, sono vivi di una vita che ricevono nell’incontro in cui riconoscono la presenza di Dio,

Quelli che pensano di essere nati per morire, vivono la vita come un parcheggio, perché non c’è nessuna meta da raggiungere, nessuna direzione promettente. Quelli che hanno incontrato il Dio della vita corrono incontro al Signore invocano: “Vieni, Signore Gesù, vieni presto! Vieni perché senza di te non possiamo fare niente, vieni, perché di te non possiamo fare a meno!”.

Quelli che pensano di essere nati per morire, vivono nell’universo come in una insensata solitudine.

Quelli che credono nel Dio della vita vivono di una comunione che convince a cantare, celebrano il mistero della presenza che semina una gioia invincibile, si radunano in una fraternità che edifica legami che sfidano il tempo e lo spazio per essere la comunione dei santi.