Alcune sfide del mondo attuale: la famiglia

 

 

 

Tra le sfide culturali che l’Evangelii Gaudium pone alla nostra attenzione, non poteva mancare quella della famiglia. Non possiamo rileggere oggi questo Nr. 66 ignorando l’esortazione post sinodale pubblicata nel 2016. Leggere con il senno di poi ci aiuta a pensare come qui (nell’Evangelii Gaudium) sia solo presente in boccio ciò che il Papa, al termine del sinodo sulla famiglia, ha consegnato a tutta la Chiesa con Amoris Laetitia. Davvero l’Evangelii Gaudium rappresenta il grande percorso tracciato da Papa Francesco, questi due semplici numeri (66-67) sul tema della famiglia, possiamo pensarli come dilatati e affrontati in tutto il lavoro del Sinodo sulla famiglia e della esortazione ad esso legata.

Il Papa in Evangelii Gaudium si ferma, a proposito di famiglia, ad analizzare due nodi della crisi culturale inerente anche al matrimonio. Il primo è quello della sola gratificazione affettiva. Il secondo nodo è quello dell’individualismo postmoderno e globalizzante. Rileggiamo il Nr. 66:

 

La famiglia attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e i legami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli. Il matrimonio tende ad essere visto come una mera forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno. Ma il contributo indispensabile del matrimonio alla società supera il livello dell’emotività e delle necessità contingenti della coppia. Come insegnano i Vescovi francesi, non nasce «dal sentimento amoroso, effimero per definizione, ma dalla profondità dell’impegno assunto dagli sposi che accettano di entrare in una comunione di vita totale».

 

Le parole di Francesco arrivano davvero senza troppi preamboli al cuore del problema. Anche se ci siamo abituati allo stile colloquiale di questa esortazione, mi stupisce come affrontando il tema della famiglia, il Papa metta a fuoco immediatamente un aspetto che potremmo definire universale. Prima di ogni fondamento teologico, prima di ogni dottrina sul matrimonio cristiano, prima di tutto a preoccupare Papa Francesco è l’effimero appoggiarsi di ognuno di noi soltanto sulla fragile base del sentimento.

L’esortazione compie ancora una volta un passo “fuori” dai confini propri del pensiero di fede. Francesco vuole arrivare a tutti, essere l’ospedale da campo e senza timori affronta la crisi della famiglia partendo proprio da un campo “comune”. L’effimerità degli affetti coinvolge ogni esperienza di famiglia, che sia una famiglia che nasce dal vincolo sacro del matrimonio o una famiglia nata da un’unione soltanto civile. Tutti siamo coinvolti in questa discussione. Tutti ci rendiamo conto come sia sempre più necessario un profondo senso dell’impegno assunto, in qualsiasi forma lo abbiamo assunto. Prima di ogni discorso di fede, Evangelii Gaudium ci invita a riflettere su che donne e uomini siamo. Se insieme alla necessaria e indispensabile gratificazione affettiva, cresce giorno dopo giorno in noi anche un senso sempre più consolidato degli impegni che, nel corso della nostra esistenza, siamo chiamati ad assumerci. Ne sentiamo tutti un grande bisogno. Bisogno di coerenza, bisogno di testimoni credibili che siano credenti o non credenti: il Papa vuole iniziare da qui.

 

Ad ostacolare questo cammino di profonda consapevolezza, Francesco individua un secondo nodo, un secondo nodo: l’individualismo.

 

L’individualismo postmoderno e globalizzato favorisce uno stile di vita che indebolisce lo sviluppo e la stabilità dei legami tra le persone, e che snatura i vincoli familiari. L’azione pastorale deve mostrare ancora meglio che la relazione con il nostro Padre esige e incoraggia una comunione che guarisca, promuova e rafforzi i legami interpersonali. Mentre nel mondo, specialmente in alcuni Paesi, riappaiono diverse forme di guerre e scontri, noi cristiani insistiamo nella proposta di riconoscere l’altro, di sanare le ferite, di costruire ponti, stringere relazioni e aiutarci «a portare i pesi gli uni degli altri» (Gal 6,2). D’altra parte, oggi nascono molte forme di associazione per la difesa di diritti e per il raggiungimento di nobili obiettivi. In tal modo si manifesta una sete di partecipazione di numerosi cittadini che vogliono essere costruttori del progresso sociale e culturale. (EG 67)

 

Ancora una volta, prima di entrare dentro ogni questione di fede la nostra esortazione cerca un punto comune a tutti coloro che vogliono mettersi in ascolto. Prima di pensare a come affrontare la crisi che attraversa la vita di tante persone che si sono scelte, occorre andare alla radice di ogni futura fatica e cioè l’individualismo esasperato del nostro mondo. Difficile non condividere questa preoccupazione. Quante coppie in cammino verso il matrimonio si chiedono tante cose, ma scarsamente si preoccupano di domandarsi qual è la reciproca capacità di creare legami interpersonali sani e “curanti”. Se il mio futuro compagno di vita è incapace di essere prima di tutto un uomo capace di sanare le ferite altrui e non provocarne, se è incapace di costruire ponti, ma al contrario erige muri, come potrà sanare ed essere un buon costruttore di vita famigliare? Se la mia compagna non si interroga sulla sua capacità di stringere relazioni autentiche, se non ci alleniamo a portare i pesi gli uni degli altri, come potrò portare quelli di mio marito o di mia moglie?

Mi permetto di aggiungere che non a caso stiamo vivendo anche una profonda crisi del “volontariato”, in tutte le sue forme. L’individualismo si è insinuato dentro le nostre stanze più segrete fino a farci sentire in pace perché “abbiamo pensato a noi stessi”. Se non dedichiamo quotidianamente del tempo agli altri, crediamo forse che saremo capaci nella lunga distanza di dedicare tempo vero alla nostra famiglia?

Quante volte nelle nostre parrocchie facciamo questa bellissima scoperta: più tempo dai, più ne ritrovi per la tua famiglia. Gli sposi che non limitano la loro generosità dentro le mura domestiche, fanno davvero respirare la vita della stessa famiglia. È la moltiplicazione dei pani che Gesù compie davanti a tanta gente. Erano solo cinque pani e due pesci, ma donando si moltiplicano e ne avanzano. L’individualismo è sempre anti evangelico e quindi mina inevitabilmente nel profondo anche le nostre vite di relazioni, specialmente quelle matrimoniali.

 

 

 

 

 

 

don Matteo