Della gratitudine si rallegra il mattino

 

Ci vorrebbero buone ragioni per svegliarsi contenti al mattino, animati da una specie di fervore, abitati da una gioia che induce a cantare, resi vivi da una passione, da un desiderio di mettere mano a qualche impresa gloriosa, come – per esempio – quella di aggiustare il mondo.

Ci vorrebbero buone ragioni per svegliarsi contenti ogni mattino, quando il cielo senza nubi ma anche quando minaccia tempesta, sia quando è sabato sia quando è lunedì. Svegliarsi contenti e salutare il mondo con un sorriso, i familiari e gli sconosciuti, i bambini che giocano o piangono e persino la suocera.

Ci vorrebbero buone ragioni per alzarsi di buon mattino zelanti, lieti e fieri, come gente che ha dentro una voglia di vivere, di fare, e prova una tale gioia nel fare che quasi non s’accorge della fatica e non si lamenta della stanchezza.

Ci vorrebbero buone ragioni.

La signora Presunzione non ha mai buone ragioni per essere contenta quando si sveglia al mattino: è convinta di vivere in un mondo che non la merita, di avere a che fare con persone che non sono all’altezza, di essere in una condizione inadeguata ai propri meriti. La signora Presunzione è sempre arrabbiata, scorbutica, inquieta: non ha tempo per niente, non ha sorrisi per nessuno, si innervosisce per il fatto che il mondo non è come dovrebbe essere, per non parlare poi dei colleghi d’ufficio, dei vicini di casa e di compagni di viaggio. La signora Presunzione, che si valuta più di quanto conviene, non trova buone ragioni per svegliarsi contenta al mattino.

La signorina Pigrizia non ha buone ragioni per essere contenta quando si sveglia al mattino. La sveglia suona sempre troppo presto, le cose da fare sono sempre troppe ed è sempre meglio che le facciano gli altri, gli impegni sono sempre un fastidio, il lavoro/lo studio  una condanna. La signorina Pigrizia preferisce le luci della notte all’irrompere del sole al mattino: si immagina che sarebbe meglio che il mondo facesse a meno di lei e lei del mondo. Fin da piccola si è sentita dire: ha le doti per fare bene, ma non si impegna. Forse voleva essere un rimprovero, ma per la signorina Pigrizia era un elogio. Ma il perdere tempo, il rimandare sempre, il non avere voglia di niente, se non di capricci, hanno insegnato alla signorina Pigrizia una strana lingua fatta di “uffa!”, “che noia!”, “è già ora?”, “che barba!”.

La signorina Pigrizia non ha buone ragioni per svegliarsi contenta preferisce dormire.

Il signor Ego non ha buone ragioni per essere contento, quando si sveglia al mattino: è convinto di essere al centro del mondo e l’infastidisce constatare che il mondo si permette di vivere anche senza di lui. Ha in mente le sue cose e si innervosisce se qualcuno richiama la sua attenzione a vicende altrui. Non ascolta quello che gli si dice, ma si arrabbia se gli altri non ascoltano lui. Il signor Ego è un po’ noioso, ma non s’accorge: le sue frasi cominciano sempre con “Io … io …io”. Il signor Ego non vede i servizi da rendere, ma si lamenta sempre di non essere abbastanza servito. Il signor Ego non avverte lo stato d’animo degli altri, ma pretende che gli altri lo capiscano e lo consolino.

Il signor Ego non ha buone ragioni per essere contento al mattino, finché non trova il piedestallo su cui esibirsi.

Il giovane Perfettino non ha buone ragioni per essere contento né quando si sveglia la mattino né quando tramonta il sole. Il giovane Perfettino è sempre critico, perché nel mondo non c’è niente di perfetto, come lui vorrebbe. Il giovane Perfettino ha da dire di tutto: di come guida la maglie, di come predica il prete di come cucina il cuoco, come funziona la lavastoviglie. Il giovane Perfettino è impaziente: freme se si trova in coda, si irrita se deve ripetere una informazione al nonno un po’ sordo, non può sopportare che qualcuno metta in disordine la sua scrivania. Il giovane Perfettino non trova mai un amico né un amore: tutti infatti hanno difetti intollerabili.

Perciò neppure il giovane Perfettino trova buone ragioni per svegliarsi contento né per andare a dormire soddisfatto.

Chi dunque ha buone ragioni per svegliarsi contento ogni mattino?

La gratitudine è il sentimento di chi vive l’essere amato non come una dipendenza che mortifica, ma come una grazia che stupisce: è la gratitudine del tralcio che porta molto frutto perché rimane della vite. Vive di una vita ricevuta, gioisce di una fecondità che prende principio da altrove e non lo dimentica, perciò è gratitudine, e non ne soffre come di una umiliazione, ma se ne rallegra come di un dono e se ne stupisce come di una meraviglia.

La gratitudine è una forma di intelligenza, di conoscenza, anzi di ri-conoscenza perché il mistero indisponibile di Dio si è fatto dono, l’incomprensibile si è rivelato, la bellezza invisibile si è fatta gloria e la povera mente delle creature è stata abilitata a entrare nella gloria di Dio, a partecipare della sapienza di Dio..

La gratitudine è motivazione alla dedizione. La dinamica singolare della sottomissione vicendevole raccomandata da Paolo (nel timore di Cristo siate sottomessi gli uni agli altri, Ef 5,21) non vincola la libertà a un servizio come se fosse un limite. Piuttosto la gratitudine genera la dedizione e la sottomissione reciproca come il compimento della libertà, come la realizzazione del desiderio, come il cantico dell’amore. L’amore che vuole felici le persone amate assomiglia più a un cantico che a un impegno, diventa piuttosto una invocazione: non la frenesia di quello che devo fare, non l’ansia di non arrivare a tutto e di non essere all’altezza, ma l’umile e lieto realismo di chi offre quello che ha e confida in quello che Dio sa fare.

Ecco il messaggio che si raccoglie dall’immagine della vite e dei tralci, ecco lo stile che Paolo raccomanda per la vita familiare: essere un po’ originali, distinguersi dalla signora Presunzione e dalla signorina Pigrizia, dal sig Ego e dal giovane Perfettino, essere originali e vivere di gratitudine e così  trovare buone ragioni per svegliarsi contenti ogni mattino.

Mons. Mario Delpini