Intervento della Presidente Nazionale in apertura del Convegno

 

 

A tutti, sacerdoti e Collaboratori Familiari del Clero, un fraterno e caloroso benvenuto.

Grazie per aver accolto l’invito a condividere questi 3 giorni di riflessione, di ascolto, di preghiera, di scambio di esperienze, di fraternità.

 

Come per l’ultimo Convegno nazionale avevamo tanti motivi per scegliere di andare a Torino, così questo nono convegno nazionale dell’Associazione ha buoni motivi per svolgersi a Roma.

Ne ricordo solo alcuni:

* Da pochi mesi abbiamo ricevuto l’approvazione delle modifiche allo Statuto da parte della CEI:  aver scelto Roma è espressione di gratitudine ai Pastori della Chiesa Italiana, ai quali rivolgiamo il nostro saluto, la nostra stima e assicuriamo vicinanza con la preghiera e umile collaborazione nel nostro piccolo servizio ai sacerdoti.

* siamo a Roma perché vogliamo esprimere il nostro grazie al Santo Padre che costantemente ci sprona ad essere discepoli di Cristo e missionari, senza doppiezza, pigrizia, smarrimento, paura, ma gioiosi, forti, umili, anche quando il cammino è duro, difficile.

Per questo abbiamo inserito la nostra partecipazione all’udienza generale di domani.

* A Roma perché, nonostante il traffico e il ‘rumore’ qui, ovunque volgiamo lo sguardo troviamo opere dell’uomo che ci parlano di Dio e ci riempiono l’animo di stupore, di meraviglia per la grandezza delle opere che può compiere l’uomo se è innamorato di Dio, del bello, dell’infinito.

Ma incontreremo anche realtà che ci fanno riflettere su come l’uomo può cadere in basso per sua responsabilità, o per l’ingiustizia, l’egoismo, la chiusura di altri.

* A Roma perché la sentiamo ‘casa nostra’ e quindi si viene sempre volentieri; poi, non ultimo, perché è raggiungibile abbastanza facilmente dal sud, dal nord, dalle isole e ovviamente dal centro Italia.

 

Spero di avervi convinto che valeva la pena di venire a Roma!!!!

 

Per introdurci ai lavori di questo Convegno nazionale vorrei innanzitutto ricordare a me e a voi che veniamo da una storia: l’Associazione non ha origine con noi, c’è chi ha risposto ad una chiamata del Signore ben prima di noi. Noi ci siamo inseriti in un cammino iniziato da altri e (ma che) oggi contribuiamo a tracciare la via per chi verrà dopo di noi.

Come avremo modo di ascoltare e vedere nel video che verrà proposto nei prossimi giorni, “l’Associazione è un dono di Dio per la sua Chiesa posto nelle mani di persone, Collaboratori Familiari e Sacerdoti, che l’hanno accolto, custodito e contribuito a far crescere.

Da seme si è fatto pianticella nel giardino della Chiesa e ha dato frutti. Noi siamo frutto e seme a nostra volta.”

Mi pare che questo pensiero ci possa aiutare a metterci in un atteggiamento di profonda gratitudine verso il Signore che servendosi di poveri ‘strumenti’ compie mosaici meravigliosi; ma anche  sentimenti di gratitudine verso coloro che ci hanno preceduto: sacerdoti, vescovi e Familiari, donne e uomini.

Mentre li ricorderemo nella preghiera e nelle Celebrazioni Eucaristiche li vogliamo ricordare anche in questo momento appellandoci ancora una volta a loro, perchè siano nostri intercessori presso la Vergine Maria e il suo Figlio Gesù, nel nostro cammino associativo.

 

Venendo al titolo dato al nostro convegno “Laici corresponsabili con il prete in una Chiesa missionaria” è evidente che si è voluto sottolineare, nel nostro ambito specifico, quanto la Chiesa italiana nei suoi documenti di questo ultimo decennio e quanto Papa Francesco ci richiamino continuamente sulla necessità di essere cristiani autentici. Avere cioè consapevolezza del dono del battesimo ricevuto e di ciò che esso comporta nel vivere quotidiano.

Porrei l’accento sulla parola ‘corresponsabili’: oggi spesso la sentiamo dire, ripetere e forse anche noi la ricordiamo soprattutto quando ci sembra di non essere ritenuti laici corresponsabili!

Credo che oggi sia importantissimo che ci chiariamo noi per primi le idee: che cosa significa e che cosa richiede a ciascuno di noi l’essere laici corresponsabili. Le due relazioni che ascolteremo da parte di Mons. Delpini e Mons. Apeciti ci aiuteranno e sicuramente ritorneremo al nostro servizio con una consapevolezza più vigile, più desiderosa di essere autentici collaboratori dei nostri sacerdoti.

 

Credo che oggi possiamo dire di avere fatto un notevole passo avanti: nei due ultimi Convegni nazionali (Loreto e Torino) abbiamo cercato di guardare la realtà del cambiamento nella società, nella chiesa, nel prete, nel Familiare del Clero e come il nostro servizio ha assunto modalità nuove … Oggi non abbiamo più dubbi sul fatto che ci troviamo a vivere un servizio in una realtà modificata rispetto al passato!

Lasciatemi dire che questo è un bel passo avanti! Oggi si tratta di attingere alla Sorgente, che è Cristo morto e risorto, per avere in noi quella forza, coraggio, fiducia, speranza, quello spirito missionario che ci viene dal battesimo per vivere con stile nuovo il servizio al prete e alla comunità a lui affidata.

Lasciate che citi alcune espressioni della E.G. di Papa Francesco: al n 28 dove parla della parrocchia, tra l’altro afferma:

“La parrocchia non è una struttura caduca;… se è capace di riformarsi e adattarsi costantemente, continuerà ad essere «la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie». Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi. La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione. … È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario. Però dobbiamo riconoscere che l’appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente, e siano ambiti di comunione viva e di partecipazione, e si orientino completamente verso la missione”.

Ho citato questo passo perché tutti noi siamo e viviamo in una parrocchia o perché abbiamo il figlio prete in parrocchia, o perché siamo dei Collaboratori del parroco o comunque perché abitiamo in un determinato territorio che è anche parrocchia.

Se la Chiesa è chiamata a questo rinnovamento della parrocchia da struttura che offre servizi (sacramenti – carità – catechesi) a comunità di famiglie, possiamo noi CFC sentirci estranei o chiusi a questa chiamata al rinnovamento secondo il vangelo? Noi che dovremmo essere testimoni di stile di vita di ‘famiglia’?

Quindi oggi credo che dobbiamo proseguire il nostro cammino personale e associativo con passi di conversione: non si può rimanere ancorati al ‘si è fatto sempre così’!

Abbiamo bisogno di conversione personale prima di tutto.

Nel nostro cammino abbiamo bisogno di nutrimento: il nutrimento ci viene dall’Eucarestia, dall’ascolto della Parola, dall’accoglienza della Grazia dei sacramenti;

e abbiamo bisogno di stile evangelico che possiamo declinarlo in:

– franchezza, cioè non doppiezza (quante volte il Papa soprattutto nelle omelie della messa del mattino ci ricorda quando è brutta, dannosa la doppiezza, l’ipocrisia!).

– la correzione fraterna,

– il perdono,

– l’apprezzamento dei doni dell’altro,

– l’umiltà,

– la prossimità, l’accoglienza, l’accompagnare …

Sì, siamo corresponsabili, con il prete, perchè la chiesa, la parrocchia sia missionaria. Cioè viva ciò che è: mandata ad annunciare a tutti che il Cristo è risorto, che ha dato la vita per noi, perché ci ama.

Essere corresponsabili con il prete in una chiesa missionaria richiede formazione: non necessariamente studio ma formazione al “sensus ecclesiae”, cioè avere una visione corretta della Chiesa e della sua missione.

Il Papa nel suo discorso di apertura dei lavori dell’assemblea dei vescovi italiani nello scorso maggio, come sempre ha espresso parole molto chiare sulla vita del prete. Mi pare che siano opportune anche per ciascuno di noi, per fare anche noi passi di conversione, di purificazione: solo così potremo essere un aiuto al prete.

Papa Francesco ha voluto rivolgersi direttamente ai membri del clero, invitandoli ad accogliere le sfide e i cambiamenti con audacia:

Il sacerdote -ha detto il Papa- è un uomo di pace e di riconciliazione, un segno e uno strumento della tenerezza di Dio, attento a diffondere il bene con la stessa passione con cui altri curano i loro interessi ………. Non dobbiamo aver paura delle sfide, anzi, è un bene che queste ci siano. Dobbiamo temere, semmai, una fede che non ha sfide.

Papa Francesco ha invitato i membri del clero a non guardare con paura alla società che cambia: “Io credo che la Chiesa abbia molto da insegnarci per una cultura della diversità. Dobbiamo imparare la cultura della diversità. Lo Spirito Santo è il Maestro della diversità”.

L’augurio del Papa è che il clero (ma io dico i CFC) impari (imparino) a guardare al mondo contemporaneo senza condanne né esaltazioni, ma con discernimento. “Per la Chiesa evangelizzare è solo una gioia. Gesù ti porta la gioia quando ti chiama”.

 

 

Ora mentre ringrazio tutti voi per la pazienza, esprimo il mio vivissimo grazie a quanti mi hanno aiutato a preparare al meglio questo convegno che spero sia un dono e un arricchimento per tutti, presenti e assenti.

Grazie a Don Pier Giulio Diaco, al gruppo di Presidenza: Brunella, Gabriella (lei ha portato tutto il peso delle iscrizioni, contabilità, ecc.), Claudia, Eliana, Luisamaria, Maria Bulian, Giampaolo Padovan. Ognuno ha arricchito, in vario modo, il cammino di preparazione e (dello) svolgimento, infatti per qualcuno (la segreteria) il lavoro non è concluso!

 

Grazie e buon convegno.

 

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La Presidente

Anna Cavazzuti