Le donne nei vangeli


Eliana Marcora : Collaboratrice Familiare del Clero – Coordinatrice regionale per l’Associazione della regione Lombardia


Come si è comportato Gesù nei Vangeli con le donne? In modo diverso da come è solito comportarsi con gli uomini?

In diverse occasioni Gesù sembra più a suo agio con le donne, mentre è infastidito e irritato dai comportamenti maschili, soprattutto con l’ipocrisia delle loro pratiche religiose.

Le donne nei Vangeli parlano, reclamano, esigono, discutono e Gesù le osserva, parla con loro, le consola, le ammira.

Ho pensato per primo al rapporto tra Maria e Gesù, alla relazione madre-figlio. 

“Figlio, Perché ci hai fatto così?……Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc. 2,41-52)

Il primo episodio in cui avviene il distacco nella relazione ed emerge la sua autonomia di figlio è nel tempio di Gerusalemme, dopo il pellegrinaggio annuale. La prima domanda-rimprovero della madre è carica dell’ansia accumulata nei tre giorni di ricerca. Maria affronta la fatica di lasciare che il figlio trovi la sua strada. Gesù invece impara a fare i conti con i limiti dei genitori; il conflitto tra il loro bene e i suoi progetti gli permette di fare scelte personali profonde. C’è la capacità di Maria di custodire ed elaborare nel suo cuore l’ansia, le emozioni, le paure.

“Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù” (Gv. 2,1)

Un altro episodio significativo avviene alle nozze di Cana. La secca risposta di Gesù alla richiesta di Maria sembra creare un’ulteriore incomprensione. Maria non si ferma: disobbedisce al Figlio di Dio? Maria si rivela una donna attenta e tenace: emerge in lei un femminile intuitivo, mostrando un atteggiamento di confidenza verso Gesù. Da parte sua il figlio vede in lei una donna che lo invita ad agire, riconosce in Maria una sensibilità “altra” da sé. Si vede la collaborazione tra un uomo e una donna che portano avanti un progetto con collaborazione. Il femminile di Maria qui diventa il modello di una maternità feconda ed efficace. 

Sotto la croce Gesù dice: Donna, ecco tuo figlio!” e “Ecco tua madre!”  Dal Golgota, Gesù morente interpella direttamente sua Madre. Maria, in questo caso, tace, ma il suo è un silenzio eloquente, un «sì» muto ma efficace, l’estrema parola, tacita ma decisiva perché la introduce in una nuova maternità.Gesù fa appello alla femminilità di Maria, alla dimensione profonda, capace di andare oltre i legami di parentela, invitando il discepolo a prenderla con sé.  Dalla Croce nasce la maternità di Maria che attraversa la storia e quotidianamente dipinge di tenerezza la nostra vita. Maria resta per tutti l’esempio di una femminilità e umanità pienamente realizzata per generare nuova vita.

Nei Vangeli troviamo pochi nomi propri femminili. Tante però sono le donne citate. Nonostante siano stati scritti in contesti sociali patriarcali non troviamo espressioni offensive riguardo alle donne. Il pio ebreo recita la benedizione:” Benedetto il Signore che non mi ha creato pagano, né donna, né schiavo”,

Gesù intrattiene relazioni benevole con le donne che incontra che non collimano con le consuetudini della società. Nelle sue parole risuona un’armonia di comprensione, affetto, simpatia che è introvabile altrove. Molte volte prende lui l’iniziativa di liberarle da malattie e con i suoi interventi restituisce dignità alle donne. Molti sono gli episodi narrati nei Vangeli: la guarigione della donna emorroissa: Gesù si accorge che qualcuno l’ha toccato e che una forza si è sprigionata dalla sua persona. La donna guarita, invece di dileguarsi in mezzo alla folla si getta ai suoi piedi e confessa di essere stata lei a toccarlo. Gesù la chiama figlia, usa grande tenerezza e mostra di comprendere e approvare il suo gesto.

 il caso della donna straniera che, con la sua preghiera insistente convince Gesù a donare il suo messaggio di salvezza e di gioia anche al di fuori di Israele; l’episodio della vedova di Nain, dove è più chiara la derivazione del Dio di Gesù dal Dio di Israele, “Padre degli orfani e Difensore delle vedove”; la peccatrice in casa di Simone il fariseo, quella che piangendo baciava i piedi di Gesù, li ungeva di profumo e li asciugava con i capelli. La straordinaria modernità dimostrata da Gesù nel rapporto con le donne è testimoniata dall’atteggiamento e dalle parole di Gesù nei confronti della donna sorpresa in adulterio. Gesù dimostra di svincolare la donna dal potere degli uomini. Gesù mette il suo errore sullo stesso piano di quello degli uomini che la accusano. Un peccato che non viene negato, ma neppure vale la morte della colpevole come volevano gli uomini.

L’incontro le sorelle di Lazzaro: Marta è la donna tutto fare che, insieme alla sorella Maria a Betania vicino a Gerusalemme accolse nella sua casa il Signore Gesù. La lezione impartitale dal Maestro non riguardava, evidentemente, l’encomiabile laboriosità di Marta, ma l’eccesso di affanno per le cose materiali a scapito della vita interiore. Commenta S. Agostino: «Marta, tu non hai scelto il male; Maria ha però scelto meglio di te». Marta ricompare nel Vangelo nel drammatico episodio della risurrezione di Lazzaro, dove chiede il miracolo con una semplice e stupenda professione di fede nella onnipotenza del Salvatore, nella risurrezione dei morti e nella divinità di Cristo.

Le donne hanno sempre seguito Gesù con continuità e perseveranza, a differenza dei discepoli che lo hanno abbandonato nel momento dell’arresto al Getsemani. Le donne accanto alla croce rappresentano tutte le donne disprezzate, insultate rassegnate a subire senza poter agire.

Infine, le donne discepole, prime destinatarie dell’annuncio pasquale, diventano apostole, cioè inviate dal Risorto stesso agli undici apostoli per portare loro la buona notizia”…: ‘Gesù Cristo è risorto ed è vivente per sempre.

Riconoscono Colui che avevano visto morire: in un certo senso sono ricompensate per la loro lealtà perché sono rimaste fedeli nelle piccole cose.   

Lo scorso anno, in un Consiglio pastorale diocesano nella Diocesi di Milano abbiamo discusso

sulla presenza delle donne nella Chiesa. Questa presenza è decisiva in tutti gli ambiti e valida per la Chiesa universale, è decisiva in tutti gli ambiti della vita della Chiesa, ma spesso non è adeguatamente rappresentata nei luoghi decisionali. Abbiamo riflettuto su come la Chiesa abbia bisogno di esplicitare anche nelle strutture il suo volto femminile e materno, per vivere la propria vocazione di fecondità.  È necessario far crescere in tutti, anche nelle donne, la consapevolezza del loro valore e della loro unicità, accompagnandola con un autentico riconoscimento dei valori sottesi all’esperienza di sposa e madre (forza e tenerezza, capacità di donazione, ascolto, attenzione e gratuità. Occorre valorizzare nei processi decisionali le peculiarità dello sguardo femminile nella lettura della realtà. È utile la loro presenza nelle nostre comunità affinché nei Consigli Pastorali e nelle Commissioni vi sia una piena reciprocità di sguardi tra uomini e donne, lavorino a un progetto comune dandosi fiducia e stimandosi. È urgente tornare ad “ascoltare” la voce delle donne come faceva Gesù includendole mai escludendole.

Perché all’alleanza tra uomo e donna “Dio ha affidato la terra” (Sinodo per i giovani,13)

Numero di Gennaio 2022