Il bisogno delle radici – Cronaca di un inizio


Don Gennaro Giordano – Diocesi di Sorrento – Castellammare di Stabia (NA), assistente regionale della Associazione Collaboratori Familiari del Clero della Campania, parroco delle periferie di Castellamare, docente di Teologia Fondamentale.


Verso la fine dello scorso anno scolastico sui giornali locali del napoletano esce la notizia che, dopo un sondaggio svolto nelle scuole superiori, circa la metà dei giovanissimi, da grande, come aspirazione aveva di fare il boss, imitando i personaggi della serie televisiva “Gomorra” …

La notizia, ovviamente, è arrivata anche a noi sacerdoti locali e quindi al nostro Vescovo, Mons. Francesco Alfano.

Qualche mese dopo siamo stati convocati dal nostro Vescovo per un incontro zonale, proprio nella parrocchia da me guidata, la Beata Maria Vergine Immacolata di Lourdes e S. Agostino, qui a Castellammare di Stabia, comune sciolto per infiltrazioni camorristiche.

Dopo un interessante dialogo tra di noi ed il Vescovo si è deciso di iniziare una serie di incontri coi sacerdoti, le istituzioni, le associazioni ed alcune personalità importanti del territorio, per cominciare a sognare un futuro migliore, lontano da ogni connivenza con la camorra.

Nel mio piccolo ho pensato di fare anche io la mia piccola parte, qui in quella che io chiamo “periferia periferica”, ai confini appunto di Castellammare, prima del fiume Sarno, uno dei fiumi più inquinati del mondo, e “lo abbiamo trattato” (direbbe l’attore Salemme…).

Ho subito pensato alle radici.

Se quei giovanissimi avevano già tutto “chiaro” su cosa volere fare da grandi… evidentemente c’era stata qualcosa che, quando erano ancora bambini, non era andata proprio nel verso giusto.

Chi aveva sbagliato?

Oggi non possiamo, forse come ieri, dare semplicemente tutta la colpa ai genitori (che spesso per far quadrare il bilancio familiare lavorano a tempo pieno tutta la giornata, lasciando i figli quasi a loro stessi, nella migliore delle ipotesi, o nelle mani sbagliate, nella strada appunto) …

E nemmeno possiamo dire che gli oratori e/o le parrocchie “poco funzionano” (perché non tutti li frequentano e quando li frequentano… per quante ore si fermano?) …

La scuola? “Ni”… e cioè sì, perché potrebbe fare di più per la loro educazione socio-comportamentale… e no, perché il suo compito è insegnare loro a “ragionare” su ciò che si apprende dai testi e dagli insegnanti, ed educare, cioè tirare da dentro di loro le migliori capacità, per renderli importanti e preziosi nel campo lavorativo, e non solo, della società…

E allora? Cosa può fare un parroco se in fondo… “non serve”?

E allora ho pensato di “entrare” nelle scuole della mia parrocchia. 

Alla fine della scorsa estate per prima cosa ho parlato di questo progetto coi miei collaboratori parrocchiali, poi con la vicepreside e col preside, e poi con gli “ospiti” che sto portando e porterò ai bambini delle elementari (dalla prima alla quinta) ed ai ragazzi della prima media.

Molti si sono chiesti perché iniziare con dei bambini così piccoli, ma la psicologia insegna che è molto importante educarli da “piccoli piccoli” … un po’come l’argilla che si plasma quando è morbida; i giovanissimi sono già spesso “duri” nelle loro decisioni (anche sbagliate), e per correggerli occorrerebbe un martello pneumatico e non più le mani morbide di un educatore che plasma, crea, aggiusta, forma… sì, perché è più facile formare che riformare una persona!

Il progetto si chiama “Un sogno per il futuro”, ed è appunto rivolto agli alunni della Scuola Primaria e alle classi prime della Scuola Secondaria di Primo Grado; si propone di risvegliare in loro la cultura della legalità attraverso il mio intervento, quello delle forze dell’ordine e di persone esperte nel loro settore, che possano aiutare i ragazzi a guardare a modelli di vita a cui ispirarsi. 

Finora vi ho raccontato delle idee, del progetto appunto, ma… come sono andati i primi incontri?

Prima di raccontarvi come sono andati i primi incontri, vorrei ancora cercare di far comprendere quali siano le finalità:

  • promuovere nei bambini e nei ragazzi un modo di vedere le cose basato su valori di legalità, fratellanza, solidarietà, senso del dovere, responsabilità civica, uguaglianza;
  • eliminare la cultura del predominio, della forza e della prevaricazione, a cui oggi, troppo spesso, sono soggetti e sono costretti a subirne le conseguenze; non far sì che per loro diventi un modello di vita ma proporre loro modelli veri, concreti, giusti nel rispetto della vita e degli altri;
  • far crescere in loro il desiderio di una vita più giusta ed equa per tutti;
  • renderli uomini e donne capaci di creare un futuro meraviglioso e di poter agire per il bene comune, non dimenticandosi delle regole, del rispetto degli altri, dei bisognosi, delle persone sole e degli emarginati;
  • far capire loro che non sono costretti ad imitare ciò che vedono di negativo per sembrare più forti ma che possono lottare per un mondo migliore, di giustizia e di pace, dove realizzare tutto ciò che desiderano costruire per il loro futuro, perché “il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni” (Paulo Coelho).

Sto incontrando questi piccoli accompagnati dalle loro insegnanti nella palestra della loro scuola, l’Istituto Comprensivo V° Karol Wojtyla di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, di fronte alla mia Parrocchia.

Ci stiamo vedendo ogni tre settimane, ed ipotizzando un incontro così per otto anni (elementari e medie) avranno incontrato molti esempi positivi cui ispirarsi, avranno riempito quel “bicchiere”, che rappresenta la loro piccola ma meravigliosa vita, di tante idee e testimonianze belle e… ci sarà meno spazio, alle Superiori, per far entrare in quel “bicchiere” anche idee e progetti sbagliati, e la criminalità, organizzata o non organizzata, avrà meno “legna” da bruciare.

E finalmente veniamo al primo incontro, venerdì 25 novembre 2022, presentazione del progetto. 

La Provvidenza ha voluto che fosse anche la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.

Per parlare ai bimbi bisognava usare un linguaggio semplice e nello stesso momento immediato ed affascinante: in meno di un’ora abbiamo avuto un meraviglioso dialogo in cui ci siamo veramente ritrovati perché a nessuno piace essere preso in giro o messo da parte, e che c’è gioia nell’aiutare il prossimo in difficoltà. Ed ecco che il discorso si è allargato sui loro supereroi, che alla fine sono diventati quelli che salvano la gente: medici, infermieri, Forze dell’Ordine, Protezione Civile, volontari… ed infine anche i loro genitori, che vivono per loro, e… loro stessi, quando aiutano un loro amichetto o amichetta in difficoltà!

Continua…