I CINQUE CIOTTOLI

 

C’è un racconto nella Bibbia, che tutti conosciamo molto bene, nel quale si narra la vicenda del giovane Davide, appena scelto dal profeta e unto come Re, alle prese con il gigante filisteo Golia (cfr. 1Sam 17,1-51). È un racconto di coraggio e di affidamento al Signore, un racconto così famoso in cui le sorti in apparenza inevitabili, sono rovesciate dall’appartenere al Signore, così che il piccolo Davide con un abile colpo di fionda riesce a mettere al tappeto il campione filisteo. Il testo è talmente entrato nell’immaginario comune che tutte le volte in cui una piccola realtà riesce a vincere su di una molto più grande e forte, si prende in prestito anche nel parlare comune il detto: “Davide ha sconfitto Golia”.

Senza voler strapazzare il testo credo che la figura di Davide che abbatte il filisteo possa essere una perfetta immagine della vita di fede. Siamo sinceri: la vita di fede è una lotta sempre contro qualcosa di molto più grande di noi, qualcosa che ci spaventa, che sembra imbattibile, ma l’essere del Signore ci fa sentire nei panni del giovane Davide e ci da speranza di poter battere i tanti Golia della nostra vita.

Tutti i giorni facciamo i conti con la nostra piccolezza e molto spesso ci troviamo davanti al peccato: il nostro Golia. Essere uomini e donne credenti e peccatori ci fa fare esperienza della nostra fragilità e piccolezza o, parafrasando San Paolo, ci fa sentire che abbiamo tesori immensi custoditi in vasi di creta (Cfr. 2Cor 4,7). Tutti noi abbiamo di fronte qualche Golia da affrontare, può essere il nostro peccato, ma anche tante altre situazioni della vita, difficoltà, malattie, dispiaceri, incomprensioni, ci appaiono come giganti imbattibili. La figura di Davide, sfrontato avversario del filisteo, può rappresentare molto bene ogni credente che, tutti i giorni, forte della propria appartenenza al Signore, affronta giganti spaventosi.

Rimaniamo nel testo del primo libro di Samuele, per carpire i segreti di Davide e diventare anche noi capaci di sconfiggere i nostri giganti.

Davide si offre per il combattimento. Ha fiducia in Dio e nei propri mezzi, diremo noi che è coraggioso e si affida ai suoi compagni di battaglia per presentarsi al duello. Ma aimè, l’unica cosa che Saul è capace di offrirgli è una pesantissima e impacciante armatura. Il testo dice così:   Saul rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e gli fece indossare la corazza.  Poi Davide cinse la spada di lui sopra l’armatura, ma cercò invano di camminare, perché non aveva mai provato. Allora Davide disse a Saul: «Non posso camminare con tutto questo, perché non sono abituato». E Davide se ne liberò.

In questa pesante armatura potremmo riconoscere tante nostre azioni ecclesiali che, invece di renderci agili contro il nostro avversario, ci ostacolano. Leggendo il testo di Samuele mi venivano in mente le parole di Gesù: Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito! (Lc 11,46). Quanti pesi abbiamo addosso, quante cose non rendono agili i passi della nostra vita spirituale: per combattere i giganti occorre agilità. 40 Davide prese in mano il suo bastone, si scelse cinque ciottoli lisci dal torrente e li pose nel suo sacco da pastore che gli serviva da bisaccia; prese ancora in mano la fionda e mosse verso il Filisteo.

Cinque ciottoli. Siamo piccoli e peccatori, ogni tentativo di mostrarci forti ci rende impacciati. Ti basta la mia grazia, dice il Signore a Paolo, la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza (2 Cor12,9). La debolezza di Davide sono i cinque ciottoli che sceglie, cerchiamoli anche noi per metterli nella nostra bisaccia.

Il primo ciottolo è l’affidarci a Dio. Pensare sempre che nel combattimento spirituale è il Signore la nostra forza. Noi potremmo ben poco nella lotta contro il peccato e contro il male, se il Signore non fosse costantemente dalla nostra parte.

Il secondo ciottolo è la preghiera. Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l’asta. Io vengo a te nel nome del Signore (1 Sam 17,45). Potremmo intendere la preghiera anche come un grido. Le parole della nostra preghiera sono le parole che Dio mette sulle nostre labbra, il gigante è avvisato.

Il terzo ciottolo è l’eucarestia.  Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli (Lc 22,31-32). Le parole che Gesù rivolge a Pietro nell’atto istitutivo dell’eucarestia, ci mostrano come essa è anche pane per il combattimento spirituale. Mai manchi nella nostra bisaccia.

Il quarto ciottolo è l’unzione. Davide affronta a campo aperto il gigante forte dell’unzione ricevuta dal profeta. Non dimentichiamoci mai che anche noi siamo degli unti. Sul nostro petto il giorno del battesimo è stato versato l’olio dei catecumeni accompagnato da questa preghiera: Dio onnipotente, tu hai mandato il tuo unico Figlio per dare all’uomo, schiavo del peccato, la liberta dei tuoi figli; umilmente ti preghiamo per questo bambino, che fra le seduzioni del mondo dovrà lottare contro lo spirito del male: per la potenza della morte e risurrezione del tuo Figlio, liberalo dal potere delle tenebre, rendilo forte con la grazia di Cristo, e proteggilo sempre nel cammino della vita. Anche noi, come Davide abbiamo ricevuto l’unzione in vista del combattimento.

 

Il quinto ciottolo è il coraggio. Anche questa virtù non dipende dalla nostra attitudine. Il coraggio nella vita spirituale è conseguenza della risurrezione di Gesù. I discepoli impauriti e rinchiusi nel cenacolo dopo la morte del loro maestro, ritrovano forza e schiettezza nell’annunciare la sua risurrezione proprio dopo aver fatto esperienza del Cristo risorto e vivo. Diventano intrepidi e disposti addirittura a dare la vita. Non sono degli eroi, sono dei credenti nella risurrezione. Ne hanno fatto esperienza e ora non possono che essere coraggiosi testimoni.

 

Ci fa davvero bene la continua esperienza della nostra piccolezza e della nostra povertà. Proprio quando ci riconosciamo piccoli davanti a tutto il resto, cominciamo a cercare i nostri cinque ciottoli per affrontare il giganti della nostra vita. Davide grande Re e peccatore incarnerà sempre nella sua esistenza questa battaglia. Nello stupendo Salmo 50 che la tradizione attribuisce proprio a lui, scriverà: il mio peccato mi sta sempre dinnanzi. Sia Golia, sia il suo peccato commesso a motivo di Betsabea, Davide avrà sempre nella sua vita la percezione di trovarsi davanti a giganti da sconfiggere solo attraverso l’affidamento al Signore. Sincerità, gioia e letizia, cuore puro e affranto. Forse scrivendo questo salmo Davide ha ricercato i suoi cinque ciottoli e forse invita ognuno di noi a deporre inutili armature e a fare come lui:  cacciò la mano nella bisaccia, ne trasse una pietra, la lanciò con la fionda e colpì il Filisteo in fronte. La pietra s’infisse nella fronte di lui che cadde con la faccia a terra. Così Davide ebbe il sopravvento sul Filisteo con la fionda e con la pietra e lo colpì e uccise, benché Davide non avesse spada (1Sam17,49-50).

don Matteo  Prosperini