Il dono estremo

Il dono estremo, per regalare luce ai giorni cupi degli idoli muti

(Cfr 1Cor 12,2)

 

  1. I giorni cupi degli idoli muti

Vengono, talvolta, i giorni cupi degli idoli muti: gli idoli muti screditano la parola che dà nome alle cose, rifiutano la rivelazione che svela la promessa di Dio.

Gli idoli muti contagiano con una specie di insofferenza nei confronti della verità e del pensiero e impongono l’idolatria dell’emozione, del sentimento, della passione: vengono giorni cupi. Chi si lascia trascinare dagli idoli muti non risponde agli argomenti con altri argomenti, ma squalifica tutto il ragionamento con l’inappellabile assolutizzazione del proprio sentire. “Perché non perdoni? perché non preghi? perché non assumi responsabilità nella tua comunità? ecc.” e la risposta non è un risposta, una parola; gli idoli muti impongono un comportamento piuttosto che un argomento: “Non ho voglia, non me la sento; a me non piace!”.

Genitori, educatori, insegnanti, formatori, preti rimangono senza parole, non sanno più che cosa dire, si rendono conto che i discorsi non servono a niente, le prediche sono controproducenti, raccomandazioni e proposte scivolano via senza alcun effetto: sono i giorni cupi degli idoli muti. “Vi lasciavate trascinare  senza alcun controllo verso gli idoli muti “(1Cor 12,2).

 

La missione conosce momenti di scoraggiamento nei giorni cupi degli idoli muti: tu insegni, ma  non imparano, tu chiami, ma loro non vengono, tu predichi, ma non si convertono, tu dai il buon esempio, ma non lo seguono. Si resta disorientati: sono bravi, hanno tutto, sono accompagnati con ogni attenzione. Eppure  i valori più qualificanti non riescono a passare, le cose che a noi sembrano più importanti sono trascurate come secondarie, fanno a meno di quello che sembra irrinunciabile e non ne sentono la mancanza. Per esempio il modo di vivere la domenica, la preghiera quotidiana, la speranza di vita eterna, la responsabilità verso gli altri, la definizione definitiva del proprio stato di vita.

Forse anche Gesù ha attraversato i giorni cupi degli idoli muti: Come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo? Non è riuscito a convincere il suo popolo con le parole, non è riuscito con i miracoli, non è riuscito con le parabole, non è riuscito con le discussioni. La resistenza  al messaggio di Gesù, alla rivelazione della verità di Dio e delle sue intenzioni non è perché fosse  difficile o faticoso o strano, è stata piuttosto  una forma di testardaggine, di risentimento.

 

  1. Ecco, prendete me: il segno estremo.

Come ha vissuto Gesù il confronto con gli idoli muti, con il nemico oscuro, indecifrabile, ottuso della verità amabile e bella della sua rivelazione? Non si è lasciato scoraggiare, non ha rinunciato alla missione, non si è limitato a imprecare contro l’ottusità e la crudeltà degli interlocutori.

Quello che Gesù ha fatto è stato di amare fino alla fine: ha preso tanto a cuore la sorte degli uomini, ha messo in pratica con tale serietà e fedeltà quello che il Padre gli ha comandato da giungere al segno estremo. Come se dicesse: se non volete dare ascolto alla parola, se non vi bastano i segni che ho compiuto sotto i vostri occhi, se i discorsi non vi convincono, allora ecco, prendete me, fate di me quello che volete, continuerò ad amarvi, continuerò a perdonarvi.

Se a voi che servite gli idoli muti non giungono le parole, allora vi raggiunga il mio amore, il sacrificio della mia vita, il mio corpo dato, il mio sangue versato. Da questo donarmi potete capire quale serietà abbiano le mie parole, sa questo sacrificarmi potete intendere il significato dei segni compiuti.

La storia di Gesù mette in evidenza un percorso che forse rovescia una certa impostazione razionalistica che suggerisce una priorità della parola, come a dire: “prima di spiego le cose, così poi puoi viverle”. Gesù ha constatato che tutto quello che dice per spiegare le cose cade nel vuoto e che il percorso deve essere rovesciato: prima vengo ad abitare in voi, prima vi amo fino a morirne e così voi entrerete nel mistero e comprenderete e vi libererete dai giorni cupi degli idoli muti, per contemplare la bellezza della verità, la bontà liberante e rasserenante della parola vera che viene da Dio.

 

  1. La comunità: ecco il corpo dato.

La comunità che si raduna intorno all’altare del Signore diventa il corpo dato, per fare memoria del gesto di Gesù.

Anche la comunità può attraversare i giorni cupi degli idoli muti, avere l’impressione di non riuscire a incidere per edificare una fraternità lieta, unita, solidale, soffrire nel sentirsi circondata di indifferenza e forse anche di antipatia.

Ma che cosa può fare una comunità che vive della vita ricevuta da Dio, cioè dello Spirito Santo?

Non potrà lamentarsi, non è autorizzata allo scoraggiamento, non cercherà di farsi notare con gli strumenti invadenti del clamore e della pubblicità. Piuttosto custodirà il dono ricevuto, la grazia di essere dimora del Padre e del Figlio per opera di Spirito Santo e diventerà come Gesù, un corpo dato, un tempo dato, una possibilità offerta, un segno, che ci sia per tutti una casa, una speranza, una promessa di vita buona!