Maria: l’intensità per essere vergine, sorella, madre
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Maria: una esperienza inaccessibile?
In quali silenzi dobbiamo abitare per ascoltare la voce degli angeli?
C’è infatti un rumore che riempie i tempi dell’uomo, un rumore troppo sgraziato e troppo confuso che copre il sussurro leggero delle annunciazioni e così gli uomini rischiano di vivere sgraziati e confusi, senza provare la gioia di essere chiamati.
Come sarà la gioia di una vita che diventa canto, di una interpretazione della vicenda umana che inneggia il “Magnificat”?
I volti che incrocio ogni giorno, la parole che ascolto, le notizie gridate e ripetute, le statistiche che fotografano il presente, insomma tutto quello che si sa del mondo induce più al lamento che al magnificat, spinge verso la tristezza piuttosto che all’esultanza, diventa grido piuttosto che canto.
Fino a quale profondità deve scendere la compassione perché una spada trafigga l’anima della Madre, che segue il figlio fino alla fine, fino al compimento dell’amore?
Sembra infatti che i cuori si siano come inariditi: le vicende sono così rapide, le esperienze si sono tanto moltiplicate, le notizie si sovrappongono con una tale frenesia che la compassione si riduce all’emozione di un momento, il lutto diventa un fastidio da sbrigare in fretta, le sofferenze altrui si incrociano come un inconveniente che si risolve con qualche punto esclamativo: come mi dispiace!
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Maria, la semplice ragazza di Nazaret.
L’annunciazione con cui l’inviato di Dio rivela il mistero di Maria, dice il nome vero della semplice ragazza di Nazaret: “piena di grazia”. Dio ha rivolto a Maria uno sguardo di predilezione e ha trovato in Maria piena corrispondenza, disponibilità senza resistenze, libera, intelligente, appassionata risposta alla vocazione.
Noi contempliamo in questa semplice ragazza di Nazaret che risponde “eccomi!” al Signore una vicenda tutta umana e tutta di Dio. La pienezza, la totalità, l’esito glorioso della missione di Maria sembrano trovare una condizione indispensabile nell’intensità con cui Maria ascolta, medita, attraversa il dubbio e l’angoscia, legge la situazione in cui si trova, e quindi risponde con il sì, con il cantico, con la sequela.
L’intensità è la virtù di Maria che di fronte alla pienezza del dono risponde con la pienezza dell’amore.
L’intensità unifica a tal punto la personalità di Maria che vive la sua dedizione nella verginità, raccogliendosi tutta per il Signore. L’intensità alimenta un tale ardore nel modo di amare di Maria che diventa madre, madre di Gesù e madre nostra, una fecondità unica e benedetta.
Maria rimane però la semplice ragazza di Nazaret, una sorella per tutti noi. Perciò possiamo dialogare con lei, guardare al suo vivere, lasciarci incoraggiare dal suo esempio per imparare l’arte, la virtù dell’intensità.
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Maria, vergine, madre, sorella aiutaci a dimorare nell’intensità.
L’intensità è la grazia della presenza. Il mistero di Dio, che il pregiudizio dichiara inaccessibile, in realtà si è fatto vicino, arde dal desiderio di incontrarci. Il roveto ardente che ha sorpreso Mosè nel deserto e gli ha cambiato la vita si offre all’intimità di Maria come un abbraccio affettuoso. E nello stesso modo a noi tutti: Dio stesso è qui, il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo dimorano in noi e noi nella Trinità. Come Maria, come Mosè la grazia di questa presenza è motivo di sorpresa, perché il Padre si rivela come misericordia che abbraccia, come parola che chiama, come fiducia che affida una missione.
L’intensità è la dimora della domanda. La presenza del Padre ci chiama ad essere figli nel Figlio: è in gioco la vita e la sua qualità, si decide di me. Maria ne rimane turbata e sente affollarsi le domande, Mosè ne rimane turbato e avvia il dialogo con Dio. Noi pure nella trepida esperienza della presenza di Dio Padre abbiamo domande da porre, inquietudini da visitare, aiuti da chiedere. La preghiera che Maria raccomanda non è ripetere parole, non è un adempimento per mettersi a posto, ma il dialogo confidente con il Padre, nel quale si sperimenta che le domande non cadono nel vuoto, le paure e le inquietudini non si risolvono scappando nella distrazione e nel non pensarci, ma la mente è illuminata dalle risposte di Dio, quello che ci turba può essere una via verso la pace. Non temere! Non temere.
L’intensità è un’esperienza di liberazione. “Togliti i calzari”, lascia i pensieri inutili, le curiosità superficiali, il rumore della distrazione, la frenesia dell’irrequietezza. Per vivere nell’intensità bisogna essere sobri, è necessario prendersi del tempo. Però l’intensità non è una grazia riservata a chi vive in un monastero o a chi si apparta dagli impegni quotidiani. E’ possibile vivere intensamente, alla presenza di Dio, in ogni condizione di vita, se però il pensiero segue le parole della preghiera, i momenti di silenzio sono abitati dalla fede nella presenza di Dio, la comunità offre luoghi di raccoglimento. Togliti i calzari, sei alla presenza del Santo dei Santi!
Mons. Mario Delpini
Vescovo Ausiliare di Milano