Omelia in Cattedrale

 

 di Mons. Giuseppe VERUCCHI

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi  (9,16-19.22-27)

“Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.

 Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io.

 Non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre.

 Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato”.

 

Dal Vangelo secondo Luca  (6,39-42)

“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:

«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.

Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Il vangelo ci presenta il brano della ‘pagliuzza’ il cui messaggio è questo: io ho dei difetti, dei peccati, ma mi diverto di più a vedere i peccati degli altri e a parlare di quello che fanno gli altri! La parabola è delicata perché dice che gli altri hanno delle pagliuzze e io ho la trave, ma Gesù afferma: togli la trave dal tuo occhio, dalla tua vita, convertiti, dopo di che potrai togliere anche la pagliuzza nel fratello. Ma neppure questo è vero: chi di noi è capace di togliere i peccati degli altri? Credete di essere capaci voi? Certo con la preghiera e il sacrificio ma non con il chiacchierare!

Ipotizziamo pure che la trave sia nell’occhio dell’altro e dentro di noi ci sia la pagliuzza: secondo voi è possibile che noi riusciamo a togliere il peccato agli altri parlandone, criticando, sparlando con altri?! In questi giorni anche tra noi si diceva ‘bisognerebbe fare questo, quest’altro, questi sbagli non si devono lasciar fare …..’ questi discorsi sono inutili e dannosi  perchè l’unica cosa che posso fare con l’aiuto del Signore, se voglio, è convertire me stesso!

Abbiamo tutti una certa età. Chi di noi non ha speso del tempo e del fiato per dire che bisognava che la parrocchia, la diocesi si rinnovasse, il vescovo cambiasse, ecc. E che cosa abbiamo ottenuto? Zero! Io credo che sia un divertimento del maligno: anziché farci pensare all’unica cosa praticabile, cioè convertire noi stessi, ci fa pensare a quello che gli altri dovrebbero fare. Così facendo siamo sicuri che resta la trave nel mio occhio e la pagliuzza nell’altro.

Se io cerco di vivere l’incontro con il Signore, se lo accolgo, mi lascio condurre, mi lascio perdonare da Lui. Se ognuno di noi facesse questo, la comunità, la diocesi migliorebbero. Altrimenti sprechiamo tempo!

Chiediamoci: a che serve raccontare il male che fanno gli altri? Capite che si peggiora la situazione? Non vado neppure a scomodare il vangelo, mi riferisco a Seneca, filosofo greco. Un giorno va da lui un amico perché ha una cosa da dirgli, l’ultima notizia, ma Seneca lo ferma e gli dice: “Prima di parlarmi dell’ultima notizia che circola, passa quel che devi dire in tre colini (i colapasta, il setaccio per la farina)’;

1° colino: sei sicuro che quello che stai per dirmi sia vero? Sicuro non perché te lo hanno detto ma perché ne sei testimone.

2° colino: quello che stai per dirmi è buono?

3° colino: sei convinto che sia utile dirmelo?”

A questo punto l’amico è andato via! Non aveva più nulla da dire!

Ricordatevi i tre colini!

Purtroppo spesso si continua a dire il male che fanno gli altri pensando di fare il bene della Chiesa. No, non serve, è inutile, è dannoso!  Vogliamo veramente cambiare la Chiesa e la società? Cambiamo noi stessi! Con la testimonianza del tuo cambiamento personale, con la preghiera soprattutto e con l’offerta del sacrificio forse riuscirai a migliorare anche gli altri.

Così mi sembra abbia detto la Madonna a Fatima: “Vuoi la conversione dei peccatori? Prega e santificati”. Non credo che qualche Santo o la Madonna abbiano mai detto: critica!

Nella prima lettura Paolo dice che per lui predicare il vangelo è una necessità.

E per noi? Perché è una necessità?

Dal momento in cui lo Spirito Santo, attraverso il battesimo e la cresima, è entrato in noi, tutti abbiamo l’impegno di diffondere la sua Parola. “Riceverete una forza dall’alto e mi sarete testimoni in tutto il mondo”: lo Spirito Santo che è in noi ci spinge alla missione. Lo Spirito Santo è sceso in Maria, sugli Apostoli, ognuno di noi l’ha ricevuto e lo riceve anche tutte le volte che andiamo a Messa, a confessarci e riceviamo i Sacramenti.

Cosa vuol dire per noi Familiari del Clero annunciare il vangelo?

Operare nel nostro piccolo (canonica, ufficio, parrocchia) ma attenzione: molti della parrocchia sentono il parroco per mezzo vostro, incontrano la parrocchia per mezzo vostro quindi siete in una condizione ottimale per annunciare il vangelo. Chiedetevi che cosa è il vangelo: è una bella notizia;  è l’annuncio che Dio ci vuole bene. Da come rispondiamo al telefono, da come salutiamo la gente che viene in canonica, può avvenire l’annuncio del vangelo. Se predicare il vangelo è una necessità, allora devo annunciare il vangelo con lo sguardo, col modo di accogliere le persone, col modo di rispondere al telefono, e poi l’importanza di essere donna! Vi ricordate che cosa ci hanno detto i Salesiani? Le persone dicevano che volevano incontrare don Bosco e poi andavano da Mamma Margherita! Ci sono delle persone che arrivano in canonica, parlano con voi e poi vanno via e si dimenticano che volevano parlare col parroco. E non ditemi che è una questione di età o di istruzione: Mamma Margherita aveva fatto l’università? Ognuno di noi è chiamato ed ha in sé lo Spirito per testimoniare con gesti semplici e concreti la vita cristiana e per annunciare Gesù; tutti i battezzati, non solo i preti lo possono e lo devono fare.

Tutti siamo inviati ad annunciare il vangelo.

In Giappone prima sono andati i missionari ad annunciare il Vangelo, poi sono stati mandati via tutti, così sono rimasti solo i giapponesi battezzati, i laici.

Dopo 250 anni i missionari sono ritornati e hanno constatato che non era morto tutto perchè quei laici battezzati avevano saputo trasmettere loro la vita di fede e di preghiera. La sorpresa e la gioia dei missionari è stata grande. Il Papa è andato nella Corea del Sud: sapete chi ha portato la fede nella Corea del Sud? Dei laici! Alcuni laici coreani desiderosi di conoscere la Verità hanno studiato, ricercato, sono andati in Cina dove hanno incontrato missionari che poi li hanno battezzati. Quando sono rientrati in Corea hanno trasmesso la fede con la vita. I missionari hanno trovato che la Chiesa esisteva già grazie a quei laici!

Questo ci dimostra che nella parrocchia, nel proprio ambiente tutti possono testimoniare il vangelo.

Sarebbe bello se oggi decidessimo di annunciare il vangelo con il nostro servizio di Familiari del Clero a sostegno dei sacerdoti.

Vogliamo trasmettere la bella esperienza che abbiamo fatto in questi giorni a Torino?

Ecco cosa fare quando sarete tornati a casa! Ognuno si impegni a portare altre persone, almeno una, che hanno a che fare con i sacerdoti e che ancora non fa parte dell’Associazione e non viene ai incontri specifici. Li inviti, li porti agli incontri.

Se ognuno di voi porta un altro Familiare, la prossima volta saremmo il doppio!

Il cristianesimo si è sviluppato così, per ‘contagio’ personale,  attraverso l’incontro personale.

Il Signore faccia sentire ad ognuno quello che è possibile intraprendere nel proprio vissuto.