OMELIA nel giorno dell’apertura del Convegno

 

di Mons. Giuseppe Verucchi

Dalla Prima Lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi (6,1-11)

Fratelli, quando uno di voi è in lite con un altro, osa forse appellarsi al giudizio degli ingiusti anziché dei santi? Non sapete che i santi giudicheranno il mondo? E se siete voi a giudicare il mondo, siete forse indegni di giudizi di minore importanza? Non sapete che giudicheremo gli angeli? Quanto più le cose di questa vita!

Se dunque siete in lite per cose di questo mondo, voi prendete a giudici gente che non ha autorità nella Chiesa? Lo dico per vostra vergogna! Sicché non vi sarebbe nessuna persona saggia tra voi, che possa fare da arbitro tra fratello e fratello? Anzi, un fratello viene chiamato in giudizio dal fratello, e per di più davanti a non credenti!

È già per voi una sconfitta avere liti tra voi! Perché non subire piuttosto ingiustizie? Perché non lasciarvi piuttosto privare di ciò che vi appartiene? Siete voi invece che commettete ingiustizie e rubate, e questo con i fratelli! Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio?

Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomìti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi! Ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio.

Dal vangelo di Luca (6,12-19)

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.

 Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

 

I fratelli, fra di loro, devono capire che sono chiamati a vivere la logica di Dio non la logica del mondo.

In Dio ‘circola’ la comunione fraterna. Allora qual’ è la novità di vita, la logica di vita che dovrebbe ‘circolare’ tra noi credenti? La comunione fraterna! Quindi litigi non ce ne dovrebbero essere.

Mettiamo per ipotesi che tutti ci lasciamo guidare dalla logica di Gesù, litigi non ce ne sarebbero! In realtà ce ne sono perché noi siamo in cammino, abbiamo ancora in noi la logica umana del peccato e del male ma stiamo crescendo in una novità di vita dal momento che siamo già cristiani ma non completamente: ecco perchè tra le persone ci sono ancora  queste brutte faccende, i litigi, che quasi sempre  riguardano i soldi, il prestigio, il potere…

Dice Paolo: “Di litigi tra voi non se ne dovrebbe nemmeno parlare perché la logica alla quale siamo chiamati è quella dell’amore, della comunione fraterna, dell’aiutarci reciprocamente, del perdonarci. Ma se ci sono litigi, dice Paolo, non ricorrete ai giudici umani; cioè non andate dagli avvocati, non andate in tribunale. I cristiani, se hanno delle questioni tra di loro, non vanno da quelli che mettono pace, o almeno tentano di risolvere i problemi per quelli che sono pagani. Tu sei cristiano, hai una novità di vita, non  puoi abbassarti a fare queste cose. L’Apostolo dice ancora: ‘Non potreste risolvere i problemi tra di voi, secondo il vangelo, ‘perdonandovi’? Magari rimettendoci! Se perdono, se amo, se pratico la correzione fraterna  nella mia famiglia, nella mia comunità, ci rimetto magari un po’ di soldi ma ci guadagno in amore, in comunione, in pace. Dal momento che i valori cristiani della famiglia, della chiesa, di chi è credente sono questi, anche se ci perdo a livello umano, materiale, guadagno quei valori che per la fede e per la vita eterna sono grandissimi. E’ un problema non piccolo ma Paolo lo affronta.

Prendiamo ora in esame il vangelo.

Gesù è sul monte a pregare; poi  sceglie gli Apostoli e dopo scende sulla terra  piana.

Arriva tantissima gente per ascoltarlo, quindi avrà anche parlato. Nel brano che abbiamo letto viene messa in evidenza l’azione regale di Gesù, cioè l’azione che Gesù compie con amore e per amore nei confronti delle persone malate o disturbate dal maligno. Le guarisce e le cura.

Nel testo compaiono i tre aspetti della missione di Gesù e della missione della Chiesa:

Gesù che prega

Gesù che parla

Gesù che ama e domina il male.

Quindi questa è la missione sacerdotale, regale, profetica.

E’ re non chi domina gli altri, altrimenti torneremmo alla logica umana, ma chi ama di più.

Qual’ è il trono? Il trono di Gesù da cui egli regna è la croce, perché è il momento del massimo amore e quindi della massima regalità; è il momento in cui Gesù ama donando la propria vita. Quand’è che siamo ‘re’? Quando amiamo, amiamo molto e aiutiamo gli altri ad essere liberi dal male e anche dai litigi. E quand’è che siamo dei ‘profeti’? Quando annunciamo la parola del Signore con le parole e con la vita.  Siamo dei ‘sacerdoti’ quando preghiamo, quando offriamo la nostra vita e le nostre azioni; le cose belle e le meno belle, le sofferenze, ma anche il lavoro, le gioie. Attraverso di esse noi viviamo il sacerdozio. Qual è il momento in cui è bene che offriamo la nostra vita? Nel momento della celebrazione eucaristica perché i sacerdoti ministri agendo in ‘persona Cristi’ rendono presente l’offerta di Gesù al Padre. Il sacerdozio  Cristo lo vive offrendo la vita al Padre; noi sacerdoti rendiamo presente il sacrificio di Cristo, l’offerta di Cristo al Padre e questo è anche il momento di offrire la nostra vita al Cristo, al Padre. Cristo ha la missione profetica, sacerdotale e regale; la Chiesa e anche noi, per quello che ci compete, siamo chiamati a vivere la stessa triplice missione.

Gesù pregava: dove? Ovunque: sul monte, in pianura, sul lago, nelle case.

Gesù pregava e viveva in comunione col Padre. Nel vangelo mi pare si dica che Gesù passò solo tre notti in preghiera: una volta passa la notte in preghiera perché deve fare delle scelte importantissime. In quella notte deve fare la scelta degli Apostoli. Deve ragionare un poco col Padre: “Papà chi scegliamo?” E poi si è sbagliato! Ma sapete che io sono contento che si sia sbagliato! Perché ci sbagliamo anche noi. Non vi siete mai sbagliati voi ad educare i figli? E noi preti a scegliere i catechisti, i collaboratori? Adesso mi confesso: ma sapete che diventa un problema quando sta a me vescovo, pur con tutti i consigli che ti vengono dati, dire a un giovane ‘ti scelgo per il sacerdozio’! E’ una responsabilità che pesa; poi vedi dopo degli anni se avevi visto giusto o se avevi sbagliato.

Allora io dico “Signore su dodici uno”, ma anche Pietro non è che abbia fatto una gran bella figura, almeno in quella serata! Però è interessante ciò che ci dice il vangelo: prima di grandi scelte Gesù prega. Prega prima di scegliere gli apostoli, prega prima di insegnare a pregare. Prima di insegnare il canovaccio di ogni preghiera, il Padre nostro, Gesù passa la notte in preghiera. La terza notte in preghiera è quella del Getsemani. Anche questa volta doveva fare una grande scelta: rimanere fedele al Padre e fedele all’amore verso l’umanità anche nella sofferenza della croce.

Prima di grandi scelte, preghiamo. Penso che siate mamme, papà e nonni: ma i figli prima di fare grandi scelte, ad esempio il fidanzato o la fidanzata, se pregassero! Non dico la notte in preghiera ma almeno una bella veglia! Io da parroco le proponevo, le  facevo queste cose… e quando le cose si spiegano la gente le capisce e le fa. Prima di sposarsi col rito religioso fare una veglia in chiesa, altro che festa di addio al nubilato! Siamo o non siamo cristiani?! Siamo o non siamo con dei valori diversi? Allora facciamoli saltar fuori! Prima di grandi scelte invocare lo Spirito. Possiamo dire che in genere queste cose le abbiamo dimenticate?

E vediamo anche come va la vita!

Io prenderei al volo questo messaggio del vangelo: prima di grandi scelte preghiamo.

Possiamo pregare anche noi prima di intraprendere iniziative a livello pastorale, prima di dare inizio ad un corso; e non potrebbe essere questa Messa la preghiera prima di dare inizio al nostro Convegno?

Ne scelse dodici: chi mette Luca come primo? “Simone al quale diede il nome di Pietro”. Non è un caso che nell’elenco degli Apostoli Simone sia messo al primo posto. Non è un caso, è un piccolo indizio! E gli “diede anche il nome di Pietro”, che significa ‘pietra, roccia’ ; qui c’è un messaggio: ‘tu sei cefa’, sei la roccia e su di essa edificherò la mia Chiesa. Tu Pietro sei chiamato ad essere per la fede dei cristiani, dei vescovi, dei sacerdoti la roccia alla base della costruzione, la pietra angolare. Ma non è Gesù la pietra angolare? Certo, ma chi rende visibile Gesù come capo e come segno di unità? Pietro. Da qui nasce il compito del Papa.

Da qui Pietro ha il compito di essere segno di unità, di portare altri ad essere fedeli alla Parola. Pietro, questo è il tuo compito! E per un vescovo? Non è il vescovo l’apostolo che deve aiutare i fratelli a vivere la vita di fede, a basare la fede su Gesù, a vivere una fede forte, a vivere la comunione?!

E un Parroco? E’ colui che rende presente il Vescovo, e quindi segno di unità, fautore di comunione.

Chi rende possibile la comunione è lo Spirito Santo, ma lo strumento è il pastore.

Vi ho detto questo perché in quanto Familiari del Clero è bene che sappiate di chi siete a servizio: di un fratello che ha un compito particolare che è quello di aiutare a crescere nella fede, a basare la fede su Cristo Gesù vera pietra, vera roccia; ha il compito di tenere uniti i fedeli, di favorire la comunione, di far crescere la collaborazione tra i fedeli, la corresponsabilità! Voi mi direte: ma che c’entriamo noi! Voi fate i vostri servizi, però siete anche presenti! Con la preghiera, con lo sguardo, con l’atteggiamento, anche con qualche piccolo suggerimento; con tutto questo potete aiutare tantissimo il ‘don’ ad essere quello che il Signore gli chiede di essere! Bene, grazie per quello che fate!

Sapete che cosa si è impegnato a dare il Signore a chi dà un bicchiere d’acqua a uno dei suoi ministri? Avrai la mercede del ministro! Pensate a quanti bicchieri d’acqua, piatti di pasta, indumenti puliti voi date ai ‘suoi’ ministri! Viene da dire: avete fatto anche una scelta furba! E’ un servizio gravoso ma è anche bello!