TESTIMONIANZA DI ERNESTO OLIVERO

Carissimi Familiari del Clero,

mi fa piacere incontrarvi per condividere con voi la mia esperienza.

Quest’anno il Sermig compie 50 anni, anzi addirittura qualcuno in più, ma quando l’ho fondato non avrei mai immaginato che diventasse una cosa del genere.

Di fatto credo che il Sermig sia nato negli anni ’60, abbiamo inventato la data: 24 maggio 1964.

Vorrei tentare di dirvi in pochi minuti, adesso che è passato un po’ di tempo, come nasce un’opera di Dio. Quando ho fondato il Sermig se avessi pensato di fondare un’opera di Dio mi sarei sentito male! Siamo onesti con noi stessi!

I miei amici mi chiedevano di fare delle cose e io dicevo loro che avrei fatto tutto quello che mi capitava meno tre cose perchè, per un senso di onestà, ho detto che c’erano tre cose che non ero capace di fare. Se mi volevano come animatore, capo, presidente, tutto mi potevano far fare meno che parlare in pubblico, incontrare i poveri a tu per tu (perchè sono timido e impacciato) e salire su un aereo. Avrei fatto tutto meno queste tre cose.

Per un senso di onestà ho vissuto 15 anni senza fare nessuna di queste tre cose. Ma poi, come fai a capire quando stai entrando in una dimensione diversa?

Tutti noi quando facciamo qualcosa abbiamo qualcuno  che ci osserva e decide lui  quando guardarci. Quando ci siamo costituiti, noi volevamo essere un gruppo di aiuto ai missionari ma con due caratteristiche speciali: volevamo abbattere la fame nel mondo (un sogno o è grande se no che sogno è) e poi volevamo essere  al servizio di tutta l’umanità. Se fossimo stati al servizio della ‘Lega Missionaria Studenti’ (a cui devo moltissimo) avremmo aiutato solo i Gesuiti; se fossimo stati con ‘Mani Tese’ avremmo aiutato solo quelli del PIME;  se fossimo stati con l’Azione ‘Mato Grosso’ avremmo aiutato solo i Salesiani del Mato Grosso… ma io avevo delle idee chiare. Io dovevo aiutare specialmente i missionari imbranati, perchè se un missionario era bravo a parlare andava sul giornale e quindi se la cavava da solo. Evidentemente ognuno aiuta di più i propri simili e io mi sentivo particolarmente imbranato.

Don Giancarlo Carboniero un giorno mi telefona (era il responsabile legale della Curia di Torino) e mi dice: “Ernesto abbiamo il caso di una ragazza di 18 anni; ne abbiamo parlato tra noi preti della Curia e tutti abbiamo detto che l’unica persona che può aiutare questa ragazza è Ernesto Olivero. Secondo noi tu sei l’unica persona al mondo che può aiutare questa ragazza”. Allora ho sorriso: in un’unica cosa io sono in gamba, il numero uno in assoluto, a scuola. Io sono stato bocciato 10 volte, per adesso non ricordo nessuno zuccone come me, per il resto le storie di Dio le decide Lui, prende i più scarsi o forse i più fedeli.

Quando mi disse che ero l’unica persona al mondo in grado di aiutarla, pensai mi avrebbe presentato la figlia di un suo amico che andava male a scuola e io l’avrei consolata dicendo: “Ragazza ascolta, a scuola puoi essere una schifezza infinita, ma si può essere una brava operaia, una brava commessa, non è che bisogna avere la laurea per diventare brava”.

Prendo la bicicletta, eravamo negli anni ’74, vado in Curia, vedo Don Carboniero  e gli chiedo: “Ma dove sta la ragazzina?”

“E’ all’ergastolo perchè insieme al suo ragazzo ha ucciso il papà, la mamma, i nonni, il fratellino di 6 anni”: la più grande strage d’Italia. L’incontro con questo prete è durato un minuto, quando lui mi ha detto questo  mi sono alzato e gli ho chiesto se si sentisse bene. Mi alzo per andare via ma poi mi risiedo e tra me dico: “E se Dio in questo momento mi sta dando un appuntamento?” Perdere un appuntamento con Dio non lo consiglio a nessuno.

Allora mi alzo e dico: “Dammi quattro giorni di tempo”. Per chi è pratico della Curia di Torino, sullo scalone c’è un grande Crocifisso, mi fermo davanti e dico: “Gesù, dentro a questa realtà ci sei Tu o solo quel prete?” Mettetevi nei miei panni: se l’idea fosse fosse stata Sua io avrei dovuto portare avanti il servizio. “Se ci sei Tu io ci sto, però voglio avere la certezza che Tu mi vuoi anche in carcere. Ti chiedo un segno: che qualcun altro in questi giorni mi chieda di andare in carcere”.

Mettetevi nei miei panni: io volevo essere sicuro di fare una cosa di Dio e non di un prete strampalato.

Il giorno dopo mi arriva una raccomandata da parte di padre Cipolla, cappellano del carcere di Torino,  che mi chiede di andare in carcere per altri motivi. Le cose di Dio sono queste amici miei.

Un giorno Grazia, una mia amica architetto, mi dice: “Ernesto perchè non parli in pubblico?”

“Ma tu scherzi, io me la faccio addosso!”

E lei mi dice: “Ma tu a noi parli, sì o no?”

“Certo che parlo”.

“E allora tu devi parlare all’ONU, al Papa, davanti al Presidente della Repubblica, davanti a tutto il mondo, come parli a noi ragazzi”. Mi ha convinto e io ogni volta che parlo, in queste situazioni sempre solo con la Bibbia vicino (a volte faccio finta di avere degli appunti per darmi delle arie), io non preparo mai nulla perchè i miei incontri li preparo nella preghiera.

Vi do ancora una chiave di lettura per comprendere come è nato il Sermig.

Fino al ’79 il Sermig costava 300-400 euro al giorno, che alla fine dell’anno erano 5.000-10.000 euro, soldi nostri, 10 milioni delle vecchie lire che noi davamo ai missionari.  Adesso, se si dovesse pagare tutto, il Sermig costa più di 200.000-300.000 € al giorno! Avete capito bene. Noi fino al ’79 coinvolgevamo ogni anno qualche migliaia di persone, adesso, nei nostri Arsenali, quasi ogni giorno coinvolgiamo 5.000-10.000 persone.

Allora io, il Venerdì Santo del ’79, ho avuto una ‘visione’: ho visto quello che mi sarebbe capitato e mi sono fatto questa domanda: “Ernesto accetti o non accetti?”  Se accetti devi cambiare carattere. Un conto è gestire un’opera da 300-400 € al giorno, un conto è gestire  una realtà da 200.000-300.000 €.

Da noi dormono 2.000 persone al giorno (vi posso dare l’elenco) e passano a volte 15.000 situazioni al giorno; basta che veniate a vedere!

Allora, qual’è stato il mio ragionamento? Io viaggio con la Bibbia da una vita. Un personaggio biblico  che mi fa paura è Salomone. Dio gli ha detto: “Tu sarai il più grande dei grandi”, ma Salomone che fine fa? Diventa pagano, perde la fede, tradisce Dio. Io dico sempre che se è capitato a Salomone può capitare anche a me e faccio attenzione.

Allora, sempre quel Venerdì Santo del ’79, ho detto: “Non prenderò mai nessuna  decisione senza che un uomo di Dio o una donna di Dio, credente o non credente,   mi dica che ciò che sto per fare va bene. Ogni volta che devo fare una cosa seria scelgo nella mia testa un uomo di Dio severo, prego, invoco lo Spirito Santo su di lui; non ho mai fatto errori perchè quando queste persone mi dicono che è sbagliato io stacco, non mi difendo. Se vado a chiedere consiglio vado per accettare il consiglio anche se è  diverso da quello  che io speravo; non ho mai fatto un errore, ma non perchè son bravo! Allora io ho accettato e sono entrato in un’altra dimensione.

Perchè sono diventato fondatore?

Martedì prossimo verrà il nostro vescovo e ci darà la Regola approvata dalla Chiesa e quest’anno avremo  tre  preti: ne avremmo già avuti una quindicina di preti, ma non potevamo. Noi abbiamo migliaia di situazioni al giorno da risolvere e non potevo perdere i migliori.  Molti hanno tardato e tarderanno degli anni perchè il servizio ai poveri è veramente intenso: incominciamo con tre preti della Fraternità del Sermig.

Se sono diventato fondatore di una comunità di monaci, monache e preti, non è che l’abbia sognato io. Certo ero convinto che avrei ‘allevato’ delle vocazioni perchè tutte persone che sono venute per prime al Sermig hanno fatto delle scelte meravigliose, quindi immaginavo che il mio contributo alla Chiesa fosse anche quello di aiutare ragazzi e ragazze a diventare  preti e suore.

Un giorno è venuta una ragazzina di 16 anni e appena l’ho vista ho pensato: “Questa è una nuova Madre Teresa di Calcutta!” Dopo pochi mesi, dice: “Ernesto voglio dare la mia vita e voglio stare con te”.

Più tardi ho conosciuto dom Luciano Mendes de Almeida, un vescovo brasiliano, presidente della Conferenza Episcopale del Brasile che secondo me è il più grande uomo degli ultimi secoli. Immaginate un Francesco di Assisi  con la testa di Platone e la mano di Picasso! E’ morto tra le nostre braccia, non avrei mai lontanamente immaginato di trovare un prete così normale, cristiano 24 ore su 24.  Nel libro “Due amici” lui parla di me e io parlo di lui. Andai da lui nel ’95 o ’96 e gli dissi:  “Dom Luciano, da più parti mi chiedono di scrivere  una regola, me la scrivi tu così è subito canonica?” L’avrebbe scritta perfetta. Ma lui mi disse: “La regola la deve scrivere il fondatore poi, se vuoi, te la leggo”.

La mia vita è  fatta  di successi è  incredibile!  Provate a pensare all’Arsenale, ci volevano 100 miliardi e noi non avevamo una lira: migliaia di  persone ci hanno aiutato. Se la gente smettesse  di aiutarci noi in tre giorni chiuderemmo. Non chiuderemo mai però, a patto che la nostra preghiera sia il respiro, a patto che viviamo alla presenza di Dio, che aiutiamo tutti con la stessa severità,  che pubblichiamo i bilanci, di modo che non ci siano nè trucchi nè inganni e che, ogni volta che dobbiamo fare qualcosa, un uomo di Dio ci dica sì o no, così siamo certi di lavorare per la Chiesa.

Prossimamente faremo un incontro a Napoli dove potrebbero essere presenti 30.000, 50.000 persone. Noi seminiamo per Dio, quindi non parleremo del Sermig, parleremo della coscienza. Tanti incontri noi li facciamo per Dio, per l’umanità. Il nostro carisma è questo, amici miei, e quindi noi abbiamo avuto anche dei successi eccezionali e chi  ci ha dato la forza di non montarci la testa?

La nostra regola già racconta la nostra storia: amare col cuore di Dio, accogliere l’imprevisto.

Dopo i primi mesi che eravamo all’Arsenale (siamo negli anni ’80) abbiamo fatto un incontro con tutti i nostri amici, ma non in una sala perchè non l’avevamo, nel cortile, con tutte le pietre per terra e (il racconto dell’episodio lo trovate nel libro “Per una Chiesa Scalza”, pag.33) un ragazzo si alza, va al microfono e mi chiede: “Tu sai che centinaia di persone come me dormono per strada, sotto i ponti e nelle macchine? Tu, Olivero, stanotte dove dormi?” Difficile rispondere, perchè quando nascono le vere storie d’amore bisogna sapersi mettere nei panni  del prossimo. Inoltre mi dice che tutta Torino messa insieme dava 20 posti da dormire alla povera gente, bianchi, neri, italiani, non italiani.  Allora io mi sono chiesto: ai poveri chi ci deve pensare? Sempre l’altro o io?

Una vera storia d’amore non si che stavo già lavorando per i poveri lontani e non potevo prendermi altri impegni. Ma ho pensato che il mio Terzo Mondo fosse anche qui, a Torino.

Essere cristiani è la cosa più bella che possa capitare al mondo. Il cristiano non può mai dire di aver  finito. Telefono a mia moglie  e le dico che non sarei andato a dormire a casa. Uscii e scoprii l’inferno nella mia città! Quella notte rimasi sconvolto. Dormii vicino a dei neri scoprendo che puzzano e scoprendo che per i neri sono i bianchi a puzzare. Se non ho l’acqua come faccio a lavarmi per non puzzare? Quella notte la mia vita è cambiata. Da quella notte è nata una storia d’amore che dà un riparo a migliaia di persone a Torino, a San Paolo, a Tbilisi…

Quindi tutta una serie di imprevisti che hanno a che fare con Dio.

Sapete che io ho tre figli, più un altro centinaio di ‘figli’. Mettetevi nei miei panni! Una trentina di anni fa, un giorno venne da me una ragazza di 17 anni che mi confidò di essere incinta e che il suo ragazzo l’avrebbe sposata solo se avesse abortito. Mi sono chiesto: se fosse mia figlia cosa farei? Le risposi: “Caccialo via quel disgraziato e fai nascere tuo figlio, divento io un padre per lui”. In quel momento imparai che il cristiano non giudica, è luce e la luce annulla il buio.

Da allora cento, duecento donne non hanno abortito perchè siamo diventati padri e madri dei loro figli.

Ma chi poteva ispirarmelo? Sapete cosa vuol dire aiutare una ragazza straniera, senza genitori, senza famiglia ad allevare un figlio? Molti di voi lo sanno.

Con il cardinale, padre Pellegrino, era sorto un feeling molto particolare e un giorno andai da lui e gli dissi: “Padre le do una notizia sconvolgente, mi voglio licenziare dalla banca!” Lui dopo una battuta ironica mi disse: “Quando Dio lo vorrà ti darà un segno”. E così è avvenuto.

Amici, Dio esiste! Io non so se voi ci credete! Dio opera in ogni momento, basta essere disponibili, senza esaltazioni. Ecco perchè il Sermig è diventato quello che è oggi e diventerà quello che sempre Dio vorrà e io come animatore sto cercando di  aiutare  i miei amici  a diventare sempre più solo di Dio, solo semplicemente cristiani e tutti noi vogliamo portare un contributo alla Chiesa.

A me piacerebbe veramente che questo libro (Per una Chiesa scalza) diventasse il catechismo della Chiesa cattolica! Guardate che entro 20 anni, se la Chiesa non cambierà in alcune cose, in mille città italiane sparirà, quando il meglio, il più meraviglioso è ancora da tirar fuori! Io ho impiegato 5 anni a scrivere questo libro, che non è una predica contro nessuno, ma abbiamo ottenuto dei risultati, positivi che solo con Dio si potevano ottenere.  può chiudere nelle scuse. Avrei potuto rispondere che stavo già lavorando per i poveri lontani e non potevo prendermi altri impegni. Ma ho pensato che il mio Terzo Mondo fosse anche qui, a Torino.

Essere cristiani è la cosa più bella che possa capitare al mondo. Il cristiano non può mai dire di aver  finito. Telefono a mia moglie  e le dico che non sarei andato a dormire a casa. Uscii e scoprii l’inferno nella mia città! Quella notte rimasi sconvolto. Dormii vicino a dei neri scoprendo che puzzano e scoprendo che per i neri sono i bianchi a puzzare. Se non ho l’acqua come faccio a lavarmi per non puzzare? Quella notte la mia vita è cambiata. Da quella notte è nata una storia d’amore che dà un riparo a migliaia di persone a Torino, a San Paolo, a Tbilisi…

Quindi tutta una serie di imprevisti che hanno a che fare con Dio.

Sapete che io ho tre figli, più un altro centinaio di ‘figli’. Mettetevi nei miei panni! Una trentina di anni fa, un giorno venne da me una ragazza di 17 anni che mi confidò di essere incinta e che il suo ragazzo l’avrebbe sposata solo se avesse abortito. Mi sono chiesto: se fosse mia figlia cosa farei? Le risposi: “Caccialo via quel disgraziato e fai nascere tuo figlio, divento io un padre per lui”. In quel momento imparai che il cristiano non giudica, è luce e la luce annulla il buio.

Da allora cento, duecento donne non hanno abortito perchè siamo diventati padri e madri dei loro figli.

Ma chi poteva ispirarmelo? Sapete cosa vuol dire aiutare una ragazza straniera, senza genitori, senza famiglia ad allevare un figlio? Molti di voi lo sanno.

Con il cardinale, padre Pellegrino, era sorto un feeling molto particolare e un giorno andai da lui e gli dissi: “Padre le do una notizia sconvolgente, mi voglio licenziare dalla banca!” Lui dopo una battuta ironica mi disse: “Quando Dio lo vorrà ti darà un segno”. E così è avvenuto.

Amici, Dio esiste! Io non so se voi ci credete! Dio opera in ogni momento, basta essere disponibili, senza esaltazioni. Ecco perchè il Sermig è diventato quello che è oggi e diventerà quello che sempre Dio vorrà e io come animatore sto cercando di  aiutare  i miei amici  a diventare sempre più solo di Dio, solo semplicemente cristiani e tutti noi vogliamo portare un contributo alla Chiesa.

A me piacerebbe veramente che questo libro (Per una Chiesa scalza) diventasse il catechismo della Chiesa cattolica! Guardate che entro 20 anni, se la Chiesa non cambierà in alcune cose, in mille città italiane sparirà, quando il meglio, il più meraviglioso è ancora da tirar fuori! Io ho impiegato 5 anni a scrivere questo libro, che non è una predica contro nessuno, ma abbiamo ottenuto dei risultati, positivi che solo con Dio si potevano ottenere.