La città deludente e la promessa del Regno

di Mons. Mario DELPINI – Vicario Generale della diocesi di Milano

  1. Il sogno di una città

Popoli in cerca di sicurezza, popoli in cerca di prosperità e di benessere hanno dato vita alla città. La città è rassicurante: insieme siamo forti, insieme facciamo paura ai nemici. Dispersi nella campagna o sulla montagna siamo facile preda dei nemici, facili vittime dei capricci della natura.

La città è comoda: possiamo organizzare meglio i servizi: se hai bisogno del pane, se hai bisogno dell’ospedale, se vuoi un libro. Ogni fame di cibo o di cultura o di compagnia in città può essere saziata meglio che in campagna o in montagna.

La città è bella: là operano gli artisti, là si possono disegnare giardini e viali, case moderne e costruzioni fantasiose.

  1. Le minacce della città.

Uomini e donne riunite in città hanno sentito che la convivenza più che una garanzia di sicurezza è una minaccia. I vicini di casa sono sconosciuti, perciò sono sospetti. Gli abitanti che vanno e vengono, che non si sa che cosa pensino e che cosa vogliano, sono guardati come un enigma, piuttosto che come una possibilità di convivenza rassicurante.

Le comodità e l’organizzazione dei servizi con l’accumularsi della gente ha reso la città scomoda e l’organizzazione dei servizi più faticosa, le file agli sportelli esasperanti, il traffico per le strade insopportabile, le liste di attesa scoraggianti.

Le mura della città, anche dei monumenti più belli, i giardini, anche quelli più suggestivi invece che belli sono spesso sporchi, rovinati da un vandalismo indomabile, desolati per una trascuratezza alla quale ci si abitua.

Come mai è così deludente il sogno della città?

  1. Per dire una parola alla città.

I cristiani abitano in città e abitano in campagna, nei deserti e sulle montagne: i cristiani non hanno ragioni particolari per far preferenze. I cristiani sono presenti per una missione che li carica di responsabilità: sono luce del mondo, sale della terra. Non hanno la presunzione di avere risposte per tutte le domande né soluzioni per tutti i problemi.

Abitando in città, però, si domandano: come mai il luogo della sicurezza è diventato pericoloso? Come mai il luogo della comodità è diventato scomodo? Come mai il luogo dell’incontro è diventato il luogo della solitudine?

Non hanno risposte, ma leggono il vangelo.

Non preoccupatevi”: le priorità

La preoccupazione è la radice del protagonismo possessivo. Il bisogno concentrato sulle cose materiale diventa principio di contrapposizione perché quello che mangi tu non posso mangiarlo io, il posto che occupi tu non posso occuparlo io. Quindi il mio impegno, il mio protagonismo è antagonista. Se sono protagonista io,  che cosa c’entra Dio? Il tempo, le cose dedicate al rapporto con Dio sono uno sperpero.

Cercate piuttosto il suo regno”: l’apertura alla speranza, l’attesa del Regno di Dio apre all’oltre, suggerisce di non fermarsi in città, di non pretendere di costruire la propria felicità, ma di attenderla come un dono, di sperarla, secondo la promessa, di predisporsi con la conversione del cuore.