Tutti siamo fragili

Dal triveneto


Nel pomeriggio di sabato 18 febbraio, come gruppo di genitori e di collaboratori dei preti della nostra Diocesi, ci siamo trovati presso il Centro Diocesano “mons. Antonio Onisto” per condividere un momento di formazione e confronto tra noi dal titolo “Farsi prossimo nell’esperienza della fragilità”. 

Immaginavamo che avremmo partecipato a un appuntamento dai contenuti e dallo stile abbastanza “classici”, per così dire. Non è stato così. Non ci è stata offerta infatti la “consueta” proposta spirituale preparata da una persona incaricata per l’occasione, ma abbiamo invece ascoltato la testimonianza personale di don Michele Giuriato, prete diocesano di trentotto anni, che da quasi due anni svolge il servizio di cappellano dell’Ospedale civile di Vicenza. La domanda che è sorta immediatamente in noi, dopo aver ascoltato il suo vivo racconto, è stata quasi inevitabilmente: «Non sei ancora molto giovane per questo servizio?». Gliel’abbiamo dunque rivolta. 

Egli ci ha risposto riportandoci a una considerazione presente nel messaggio scritto da papa Francesco per quest’ultima Giornata Mondiale del Malato: «Tutti siamo fragili e vulnerabili; tutti abbiamo bisogno di quell’attenzione compassionevole che sa fermarsi, avvicinarsi, curare e sollevare». Così don Michele ci ha detto che propriamente la fragilità umana, al di là del vissuto particolare di una malattia più o meno invalidante, caratterizza tutti e tutte le età: sia l’età della persona visitata, sia quella di chi le fa visita – lui stesso nel nostro caso. 

Non è l’età, dunque, il criterio discriminante per un servizio come il suo (comunemente, infatti, ci si aspetterebbe una figura più anziana), ma è appunto la fragilità comune e condivisa a rendere possibile e feconda la relazione tra ammalato e ministro, ministro e ammalato. Qualsiasi età l’uno e l’altro abbiano. Al di là di essa, infatti, e persino al di là della stessa malattia, entrambi, in fondo, sono fragili, ossia sempre bisognosi di cura e tenerezza. 

Questo pensiero ci ha molto colpito. È davvero così: la precarietà profonda della vita accomuna tutti, a prescindere dai ruoli che abbiamo o meno. 

Siamo molto grati a don Michele per averci donato questo spunto riflessivo. Speriamo ora che esso lavori in noi e plasmi in profondità le nostre relazioni di ogni giorno. 

Renata 

Tutti siamo fragili